beppe costa sceglie: Anna Maria Ortese: "Bellezza, addio"

Anna Maria Ortese: "Bellezza, addio"
Lettere a Dario Bellezza (1972-1992)

a cura di Adelia Battista,
Edizioni Archinto, € 15.00 pp 112

Ancora un libro sulla Ortese e, ancora Dario Bellezza, entrambi accomunati dal destino che li vede "spariti" dal nostro paese.

Malgrado il ringraziamento a me rivolto e malgrado Anna Maria citi, nel periodo relativo alla battaglia per fare applicare per lei (e altri) la legge Bacchelli - sussidio dello Stato ad artisti in difficoltà - di continuo mi citi, ecco che, ancora una volta, come hanno fatto altri ricercatori, il mio nome, la mia fatica vengono ignorati e rimangono altri (forse nomi più noti) a riprendersi un merito che 'loro malgrado' non si siano conquistati.

Un po' di equilibrio lo fanno le lettere di Anna Maria a me e la biografia recente di Adele Cambria.

Nella buona sostanza accade che la Ortese scrivesse da anni non solo a Dario, ma a quasi tutti gli 'intellettuali' o scrittori che stimava o in qualche modo poteva contattare, nel descrivere (senza pietismo) le proprie condizioni di isolamento.

Ma nessuno, prima di allora se n'era occupato più di tanto.

Quando Dario, dopo anni di frequentazioni mi descrisse le sue condizioni e le ristrettezze economiche mi venne l'idea di pubblicarla, non tanto per la pretesa di poterla rilanciare, quanto per poterla indicare, fare in modo che non la si credesse 'finita'.

Così infatti accadde: prima il Treno Russo, poi Estivi terrori, iniziarono a contribuire non poco a riportarla in vita e in libreria. Prima un secondo posto al Premio Rapallo (da ridere, non la si poteva premiare una così 'fuori' dal mondo letterario, poi il Premio Fiuggi.

A quel punto, grazie ad amicizie di Adele Cambria, penetrammo in cravatta alla Presidenza del consiglio (allora Craxi) e, come uno stupido, senza fare le fotocopie, consegnai le lettere di Ortese, ricordo di avere pianto mentre ne leggevo al segretario di Giuliano Amato alcune righe.

Mi chiese di lasciarle e lì rimasero, credo che un giorno, verranno fuori: la modestia e l'umiltà e le condizioni miserabili di Anna Maria sono solo quelli che i geni posseggono.

Un rammarico rimane, certo ed è ciò che racconto, ma non toglierà mai la gioia di essere riuscito (mettendo perfino la cravatta) a far sì che da quel giorno quella legge viene applicata, anche se non ne hanno goduto né Umberto Bindi (gay) né Goliarda Sapienza (aveva commesso furto alla cugina), né Amelia Rosselli, grande poetessa morta suicida.

Non posso però non essere lieto di questo ulteriore libro, anche se mi lascia ancora una volta profonda amarezza.

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