Si ristampano alcune poesie di Dario Bellezza, una iniziativa della Seam Edizioni.
dalla prefazione di Alessandro Assiri
[Ho sempre ritenuto l’io di Bellezza un io incapace di ritrarsi, un io speso interamente nell'uso sapiente di un
verso che la profondità l’ha già
tutta in superficie, come gioco magico di questa parola
adescante, di questo meccanismo a orologeria, costruito per
sedurre o per prendere distanze, quasi si usasse la
lingua non per replicarsi, ma per imitare una somiglianza, per
essere aderente a una costruzione, sia essa una onirica fabula o una
ben più modesta, ma non per questo meno vera,
proiezione di strada.
Auspico che questo breve percorso
possa consegnare al lettore sopratutto un rapporto
nuovo con un autore che ci ha insegnato che la vita la
possiamo solo sorvegliare con le parole e vigilare con i sensi,
un autore consapevole che questa veglia avrebbe procurato
un’insana raccolta di illusioni e una altrettanto insana raccolta
di presenze.
“La poesia vive di un insonnia
perpetua” diceva René Char ed è questa insonnia che
Bellezza ha chiesto a gran voce di abitare in un modo che
metaforicamente trasforma la poesia di Dario, in una
ricerca di inquilini molto più che in una ricerca di interlocutori,
inquilini con cui dividere la stanza con cui alleviare un peso.
Spesso sembra che le righe di
Bellezza siano un andare a capo quando il pensiero
rantola, quando la fragilità
prende il sopravvento come molte
volte si può notare anche nei componimenti dove è forte la critica
verso l’inutilità dell’atteggiamento politico di
una generazione, intuita dal poeta in una spinta
empaticamente pasoliniana come il suono di una de-generazione
che sarebbe di lì a poco esplosa, con tutte le sue
contraddizioni di un presente che non si eternizza mai nei versi,
ma ne viene espulso proiettato in avanti.
In una lettura disattenta l’atteggiamento
civile di Bellezza potrebbe apparire una
mescolanza di superbia e supponenza, ma solo addentrandosi
nella carne del verso si può iniziare a scorgere che
proprio in quella carne sta tutta la rivoluzione di Dario, la
stessa carne che marcisce e che si deteriora come le idee, la stessa
carne che diventa desiderio e follia esattamente come le
istanze di cambiamento che ogni insurrezione ci chiede].
collana Inediti rari e diversi pp. 76, € 10.00 |
la "voce" del Poeta
Mi sono accorto di aver amato,
nella mia vita, tre assassini,
infatti erano anche drogati e
fumavano l’hashish.
Avrebbero anche ucciso, me
senz’altro.
Il personaggio a cui mi sento più
vicino è Oscar Wilde
perché patì la colpa. Fu, come
disse a Gide,
colpito. Io sono un colpito
dal destino, e non riprenderò
più.
Neppure la poesia, una volta
che le vita resta niente, mi
soddisfa,
mi sembra anzi, talvolta,
un’attività volgare.
La voglia di vivere ha lasciato
il posto all’amore;
il cuore è spento però. Non ho
mai pensato
che l’amore fosse legato al
denaro.
Orrore, siamo vissuti in un vieto
romanticismo.
Per scrivere ho bisogno del
Tavor;
altrimenti sono in preda di
deliri e fantasticazioni;
nel letto dormo sperando di
sognare: solo il sogno
mi soddisfa. Scrivere dovrebbe
essere quasi
come sognare, per chi, come me,
non vuole
inventare.
L’invenzione la trova un peccato.
Giovani padri
Io, eroe notturno, notturnamente
ero
padre!
Sono state le mie lacrime,
stanotte,
a ricordarmi che ho amato un
giovane
padre - quasi come fosse un
ragazzino
nervoso e ilare perché la
paternità
lo rendeva libero e io ero sua
madre.
Il mio destino, la mia
molteplicità
sa che non sarò mai padre. E io
mi sussurro questo nome e la
notte
tocco nel mio letto vuoto il
sesso
di uno che lo è stato o forse lo
sarà.
Dura vita, infinita infinità di
morte
calmo appuntamento. Appressamento
rotto dal desiderio-compassione
d’un giovane padre: i corti
capelli,
le mani virili, il sorriso
senza dissociazioni col suo
sesso.
La speranza a renderlo più forte
di qualsiasi figlio. La
normalità.
I giovani padri! I battiti del
loro
cuore sono l’amorosità delle
rivoluzioni!
I loro bambini sono
le speranze dell’umanità. Il loro
seme
per l’uomo oscurato dal male
è la libertà. I ragazzi devono
sforzarsi di diventare come loro,
contenere la futura virilità.
Per questo non sono disponibili.
Sono malati.
Ma i giovani, i giovani padri
hanno mutato la città,
ospedale-città
con Dario a Siracusa, in tempi più felici |
in una rugiada se solo passano
coi loro figli a tracollo e le
madri spente
a lato a vivere di questa
maternità.
I giovani padri io attraverso e
brucio
col fuoco della mente, in un
pianeta diverso
da questo pieno d’Orfei, dove
conta la forza
della procreazione e la sterilità
di primavera
è un campo di concentramento per
traditori.
Forse mi prende malinconia a
letto
se ripenso alla mia vita tempesta
e di
mattina alzandomi s’involano i
vani
sogni e davanti alla zuppa di
latte
annego i miei casi disperati.
Gli orli senza miele della tazza
screpolata ai quali mi attacco a
bere
e nella gola scivola piano il mio
dolore che s’abbandona alle
immagini di ieri, quando tu
c’eri.
Che peccato questa solitudine,
questo
scrivere versi ascoltando il
peccatore
cuore sempre nella stessa stanza
con due grandi finestre, un
tavolo
e un lettino di scapolo in
miseria.
E se l’orecchio poso al rumore
solo
delle scale battute dal rimorso
sento la tua discesa corrosa
dalla speranza.
dalla conclusione
[Adesso, cessata da anni l’attività editoriale della Pellicanolibri, posso finalmente dare alle stampe, nella collana dal titolo eguale a quella che c’eravamo inventati (Inediti rari e diversi), alcune sue poesie, la gran parte editi già in “Colosseo-Apologia di teatro”. Visto che l’editoria cosiddetta ‘maggiore’ (Mondadori, Garzanti, Guanda, Rusconi, ecc.) l’hanno eliminato dai loro cataloghi.
Amicizia a parte (curo uno spazio
a lui dedicato su facebook) è come se si alleviasse
il dolore nell'averlo visto e ascoltato negli ultimi anni,
debilitato dall'AIDS, trascinarsi con presunti amici e curatori e
abbandonato quasi da tutti (mentre Adele Cambria e
Anna Maria Marinucci tentavano di opporsi all'isolamento creato
da chi gli rapinava gli ultimi sorrisi).
Fui il primo a sapere della
malattia (le sue analisi passarono attraverso la mia
compagna del tempo che lavorava in ospedale), ma il sospetto c’era
già da alcuni anni: come se lo avesse cercato, come
se la fine di Pasolini lo avesse tormentato e in qualche
modo ne volesse imitare il percorso].
(b.c.)
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