Molti sono
gli episodi che mi legano a Moravia, ma i giorni a Taormina sono stati i più
‘delicatamente emozionanti’.
Muore Elsa Morante. Dacia Maraini, da
tempo compagna di Moravia pensa che, infine, la sua relazione possa essere
regolarizzata.
E invece?
Invece passa per Roma un ‘belvedere’
spagnolo in cerca dell’uomo italiano ‘importante’ della sua vita. I miei
maligni amici colti del gruppo attorno ad Alberto, dicono che ella avesse
segnati tre nomi sul taccuino: Craxi, Pillitteri e Moravia.
Ma Carmen l’aveva già intervistato,
lavorando per il Giornale di Sicilia e quindi, per ordine naturale delle cose o
per fato, ebbe ad incontrarlo per prima.
E fu così che il grande scrittore se ne
invaghì.
Era il 1986 e furono sposi e fotografati
felici. Memorabile il pezzo che scriverà Adele Cambria su ‘Il Giorno’, ironizzando
alquanto sull'evento. Moravia si sa era geloso, ma un geloso dolce o, almeno,
il tumulto era solo all'interno di sé. Se ne serviva per scrivere e questo è
anche ‘visibile’ nei suoi romanzi.
Nel 1987 invitato al premio Akesineide
(dove da qualche anno fungevo non da poeta bensì da accompagnatore e
consigliere, grazie al sindaco scrittore Enzo Grasso), non appena salimmo nel
lussuoso albergo Capotaormina, lui si attaccò al telefono chiamando prima
Dacia, (anche lei s’era fidanzata con un violinista del quale non ricordo il
nome, per attutire il dolore):
«Bellissimo albergo Dacia, potresti
venire anche tu?» fa lui. Ascoltavo la richiesta ma non sentivo la risposta,
intuivo dalle repliche:
«Dai, vieni, porta anche lui, si mangia
bene e non si paga nulla. Mare splendido, portate i costumi».
Parlando al telefono camminava nervoso,
quasi supplichevole concludendo con un «vabbe’, ci vediamo a Roma, statti bene».
Pensoso, passa qualche minuto, chiama la hall e dà delle
indicazioni: «sì, Carmen Llera, due elle e senza apostrofo».
Chissà dov'era la
Llera , llallà.
Sta con Walid Jumblat, considerato di volta in volta leader druso e/o terrorista (si sa
che la storia ha sempre più facce).
Riuscì
a parlarle, una telefonata insistente e concitata, la invitava e con lei anche
il suo amore (segreto a pochi). Niente da fare, Carmen stava in Libano e non
intendeva rientrare.
Dovette farlo,
come raccontano le cronache vere più avanti (morirà il 26 settembre 1990), 36
ore dopo la morte del marito, poiché senza di lei non avrebbero chiusa la
cassa.
Alberto un po’
triste e mugugnando uscì, sempre con me, dalla camera scendendo verso il mare.
«Portati le
ciabatte, qui la sabbia bolle» gli dissi, insistendo.
«Ma cosa credi,
io reggo al dolore e al calore, lo sai che sono stato spesso nei deserti anche
con Pier Paolo e Dacia».
«Certo che sì,
ma qui in Sicilia è peggio e oggi fa 45 gradi all'ombra».
Finì che
dovetti dare i miei zoccoli bruciandomi così tanto da essere questo il ricordo
più vivo di quei giorni di Taormina.
Allora non
c’erano fotografi o, meglio, le foto staranno lì da qualche parte e forse,
qualcuno di noi, a turno, zoppicante, si trova.
A
proposito dell’articolo sul matrimonio di Alberto, io e Dario portiamo a casa
di Adele Cambria, che dava le solite feste facendo cucinare le povere vittime
delle sue amiche, Moravia. Aperta la porta Adele resta titubante: «Ce l’ha con me, maestro?»
«Dalle
poche persone intelligenti, accetto qualsiasi cosa».
Non subito ma,
dopo aver riletto quell'articolo, mi sono divertito anche io. Forse Carmen,
donna come lei, ci sarà rimasta un po’ male.
E dire che
qualche giorno prima che lo trovassero a casa senza più vita, avevo suonato a
una macchina davanti a me mentre percorreva il lungotevere mentre faceva delle
strane manovre, andando lentissima. Era proprio lui. Aveva una macchina
particolare, con i pedali particolari e spesso quando frenava era più il
marciapiede a fermarlo ma, quando veniva invitato (naturalmente nella stessa
città) preferiva venire con la
sua. Non reggeva a stare in posti dove c’erano delle persone
che lo inondavano di complimenti o, in quei salotti noiosissimi dove, con
parole difficilissime, si passavano ore senza dire nulla. Preferiva quindi
tornarsene a casa senza disturbare nessuno di questi.
Qualche tempo fa Luciano De Crescenzo ha
descritto le serate degli intellettuali in maniera esilarante.
Feci in modo che si riappacificasse con Dacia nell'agosto del 1989 a Sezze Romano organizzando una sorta di Premio cui parteciparono il pianista Remigio Coco, il comico Luigi Tasciotti, alle prime esperienze, e un nutrito numero di amici poeti e scrittori intervenuti anche dalla Sicilia. Poco più d'un anno dopo, nel settembre del '90 ci lasciò.
Mi rimane di lui un volume edito con la mia editrice (Pellicanolibri, 1984) e una intervista dove a quel tempo collaboravo: il Giornale di Sicilia.
Con la scomparsa di Pasolini, Sciascia e Moravia sono spariti anche tre spine nel fianco della politica: dibattiti ormai oggi sterili fra finti nemici di partiti solo apparentemente diversi. Il caso di dire che soggetto corrisponde a verbo: Partire!...
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vedi anche:
http://beppe-costa.blogspot.it/2014/01/memorie-quasi-vere-arnoldo-foa.html
http://beppe-costa.blogspot.it/2014/03/memorie-quasi-vere-enzo-jannacci.html
http://beppe-costa.blogspot.it/2014/03/memorie-quasi-vere-alejandro-jodorowsky.html