Non ricordo come né perché, avevo già scritto ad Arrabal,
avevo già pensato di aprire un’attività editoriale. Non ricordo neanche se
lavoravo da qualche parte, giornale o rivista, ma è certo (e le foto a volte
fanno la storia che non conosceremmo mai), che ho incontrato Jodorowsky.
Prima edizione di Panico, Pellicanolibri,1978 |
Avevo visto e diffuso ‘La montagna
sacra’, penso di avere avuto poco meno di quarant'anni e lui certamente più
grande di me di tredici anni, sembrava molto più giovane. Il luogo certamente
era Taormina perché, ricordo, che in quell’anno era il presidente della giuria
del Cinema, dove venivo invitato anch’io non so se per un giornale, una
rivista, o chissà per quale ragione.
Ma perché e come mai ci trovammo seduti
su un marciapiede a guardare il paesaggio, giuro che non ricordo.
Una fotografa che, forse, lavorava nel
mio stesso giornale, ci immortalò insieme, altrimenti non sarei in possesso di
prove schiaccianti dove siamo, appunto, seduti a parlare.
Dialogare con Alejandro non risultò
difficile, capii già da allora che le lingue servono a volte a ben poco e fino a un certo punto e lui le mischiava
tutte. Fu l’impatto, l’abbraccio che ci fece sentire complici rispetto ad altri
che, all'inizio ci guardavano stupiti; io, imbarazzato, lui con un sorriso che,
forse, avevo sentito sulla pelle e nel cuore.
La nostra conversazione, stentata,
riguardava i critici cinematografici, anche Giovanni Grazzini del ‘Corriere
della sera’ che aveva stroncato ‘La montagna sacra’. Io ne vedevo, certamente,
l’esagerazione di qualche scena, ma le stupidità e la violenza umana, lo
sfruttamento dell’immagine del ‘povero’ cristo, da cui presi spunto per
scrivere il mio unico testo teatrale: più assurdo, forse, dello stesso film
citato.
Era alla ricerca dei fondi per realizzare
‘Dune’ ma, così certo di riuscirci, che mi proponeva con insistenza di andare
con lui in India. Un sogno? un errore non averlo fatto? credo di sì. Famiglia e
figli (lasciati poco tempo dopo) me lo impedirono. Questo ricordo mi tiene
fermo all’immagine di quel giorno con lui che allora conosceva tre o quattro
parole di italiano ed io nessuna lingua, neanche la mia.
Ma come sto narrando, la lingua è spesso sostituita
dagli occhi, dalle braccia, dalle strette di mano. Nel ‘78 ho pubblicato ‘Panico’ (Pellicanolibri),
dopo uno scambio di corrispondenza con Arrabal.
Non rividi più Alejandro, né mi
meravigliai quando, lasciato il surrealismo, si infilò nella magia, facendo
corsi, lezioni e incontri curativi.
Mi meravigliai di come all'inizio apparve
al ‘Costanzo show. Il Maurizio forse conosceva poco l’autore di tanti libri
(ancora non editi in Italia) e lo trattò come un guru, anzi come qualcuno che
prendiamo (ridicolizzandolo) per guru.
Lo dovettero informare più avanti e
riapparve, questa volta non in teatro, con il giornalista in modo più corretto:
come una grande personalità del mondo dell’arte.
Da molti anni, grazie anche a Cristobal, alla magia, ai corsi, la situazione di Alejandro è assolutamente cambiata. Non più il Movimento Panico né il surrealismo né il cinema l'hanno reso famosissimo anche nel nostro paese. Leggere i suoi libri, le riflessioni, le poesie o partecipare alle sue conferenze l'ha reso lo stesso un 'guru' universalmente apprezzato. La gran parte delle pubblicazioni sono editi da Feltrinelli e Giunti.
Ben lontano il tempo quando ho cercato di vendere, proporlo al nostro pubblico.
Così come accade ancora per Arrabal, (noto in tutto il mondo, salvo che da noi) impegnato anche civilmente che è tornato in Italia nel settembre del 2013, grazie a un Premio alla Carriera del Comune di Moniga del Garda, voluto dall'amico poeta Igor Costanzo. (b.c.)
vedi anche:
http://beppe-costa.blogspot.it/2014/01/memorie-quasi-vere-arnoldo-foa.html
http://beppe-costa.blogspot.it/2014/03/memorie-quasi-vere-enzo-jannacci.html
http://beppe-costa.blogspot.it/2014/02/memorie-quasi-vere-alberto-moravia.html