Nenad Glišić e Beppe Costa: "Le zanzare" un duo di libri di Stefano Iori

Beppe Costa e Nenad  Glišić: due sorprese

Beppe ha pubblicato il suo primo libro di poesie nel 1970 (Una poltrona comoda, Giuseppe Di Maria editore). Sono passati 44 anni e oggi, ancora sorprende.
Per la forza, il tono, l'acutezza.
Molte recensioni della sua opera, forse le più banali, hanno scandito il suo fare poetico riportando nei giudizi il termine “anticonformismo”. Parola strana. Ma del vero c'è in questa espressione. La forma poetica e il senso dei versi di Beppe non sono infatti usuali, e mai è scontato il messaggio. Ma c'è molto, molto di più dell'anticonformismo.
ISBN 9788868670078, PP. 40, € 7.00
La terra (non è) il cielo!, dopo quasi mezzo secolo di versi, romanzi e scritti vari è infatti una silloge disincantata, emotiva e commotiva, da cui trabocca tutta la vis poetica dell'autore, lucidissima quanto polemica. Vis che corre per analogie in spazi e tempi differenti, multipli. Il poeta si abbevera voracemente della vita, moltiplica ricordi e inventa prospettive nuove ad ogni poesia. Anticonformista non voglio dirlo, però. E solo perché non vedo a cosa mai la poesia dovrebbe conformarsi. I versi di Beppe sono semplicemente liberi. Prendono spunto dalla vita e si cristallizzano in pietre preziose, seguono il filo ana-logico e poi logico e lucido di riflessioni profonde, andando ben oltre l'ironia. Prescindendo da conformismo o dal suo contrario, per dare luce alla verità interiore dell'uomo, distillata con l'alambicco del pensiero. Pensiero che sfida il mondo intero. Che si scaglia nel futuro. Perché aver paura della sfida col futuro... e con l'ignoto che il futuro rappresenta. L'esperienza di ogni umano cresce di giorno in giorno. Ma non basta a prevedere. A proporre, alludere, sperare, sì, però. È questo è quello che possiamo fare e che Beppe, puntualmente, fa. Da pensatore e poeta libero.
Quanto ho accennato genera oggi, con La terra (non è) il cielo!, un nuovo coerente tassello della poesia costiana.
Alcuni cenni sulle liriche della breve silloge.
Quella che apre la raccolta si pone in netta dissonanza rispetto agli amanti della musica di Giovanni Allevi. Quelli sì, veramente, sono i conformisti, giovanilisti, modaioli, trendisti.
Sembra dire il poeta. Ma che se ne fa, questi, di tali atteggiamenti? Certo non li assume, né li assolve.
C'è poi la poesia che dà titolo al volume “La terra (non è) il cielo!”: forte, semplice, scritta per riflettere senza incanto né stupore sul male della guerra. Anche “La bomba”, più avanti nel testo, tramite schegge di un ricordo d'infanzia, si leva a monito contro la guerra. Malinconia, delusione, fin quasi al dolore sommo della rassegnazione di fronte alla violenza.
La terza poesia cita Berlusconi. E sottolinea il devastante ruolo del luogo comune nella lingua, nella società, nel pensiero del nostro popolo. Sempre per connessioni analogiche, scava, valuta, pensa e risponde. Con semplicità chirurgica che arriva a toccare il lettore.
Oltre il verso e la parola: presenza, quasi gesto. Non sono versi divertiti, né divertenti. Il fumo dell'ironia aleggia su di loro, ma è destinata volutamente ad un minimo, seppur complice, cenno di sorriso, in risposta.
Non le elencherò tutte, ma voglio cercare di cogliere qualche sfumatura che le unisce. Il tempo, innanzitutto, che passa incidendo segni nel pensiero dell'autore. E su questi segni scorrono, come su rotaie, storie scarne eppure potenti. Mature, nel senso migliore del termine. Ovvero pronte per essere gustate al meglio del sapore, dell'odore, dell'intensità.
Teatro Sociale di Mantova: Fabio Bercellandi, Nenad  Glišić,
Andrea Garbin, Stefano Iori, Beppe Costa
Le poesie di Beppe si dispiegano in avanti su rotaie d'esperienza (che è davvero grande), d'attenzione, di osservazione, di ragionamento, ma anche di partecipazione. E quindi di emozione.
Sono per me poesie–lampi, flash-pensiero, che spiegano, replicandolo sempre in declinazioni diverse, il senso dell'avventura irrinunciabile della vita. L'avventura di vivere, pensando e poetando, arriva a un punto di non ritorno. Procedere, andare, con in sorte… chissà? Beppe guarda avanti e va avanti, senza paura

solitudine e silenzio vi sia
in tutte queste feste colorate 
che vi fanno sentire ancora vivi 

è l'ultimo verso de L'impero demente nel dire “vi sia”, il poeta lancia un monito, un ordine da patriarca, afferma il futuro. In vista della terra promessa. C'è un dopo e l'autore non vuole certo indietreggiare. È pronto ad accogliere il nuovo. L'ignoto da cavalcare e da conoscere. Non si ferma sul monte Nebo, il poeta. Perché non ha colpe, non ha certo disubbidito all'Altissimo, a Meriba. Sa di non meritar castigo. Vive e va, libero.

Esplosioni. Sono esplosioni le poesie di Beppe. Non fuochi artificiali, ma vere e proprie bombe che creano nuovi punti di partenza. Scoppiano anche senza la pretesa di divertire, come i giochi pirotecnici fanno. Scoppiano senza malizia e senza crudeltà. Non ce n'è bisogno. La verità non sempre è buona e bella. E la poesia è la bomba giusta per dire e scrivere di questo. L'effetto della bomba è che cambia le cose attorno, le dissolve, le scardina, mettendo a nudo un mondo senza fronzoli o alchimie barocche. C'è la vita, c'è il tempo, lo scheletro della vita, c'è la morte, questi i confini entro i quali scorre l'avventura dell'uomo. Ogni singolo uomo ha la sua avventura e la fortuna di viverla.
Basta escludere la rinuncia. La resa. L'abbandono.

Nenad  Glišić 
ISBN 9788868670054, pp. 30, € 7.00

Torno alla prima affermazione del mio discorso, e ribadisco la parola sorpresa, per dire di Nenad Glisic… Che è stato per me una felicissima sorpresa.
Nella pancia della bestia è la sua prima raccolta pubblicata in italiano.
È opera solida, meditata e meditante, ricca di felici narrazioni che l'autore affida a versi di rara efficacia. 
Vorrei spendere qualche parola in particolare sulle poesie ispirate alla figura del soldato Shulz, tedesco che si rifiutò di fucilare civili e finì ucciso, a sua volta messo al muro dai nazisti. 
Poesie che hanno la forza della storia che di dice. Che si afferma. Anche se Shulz non fosse mai esistito, la poesia di Nenad lo santifica, lo crea, lo mette e rimette in luce. E se non è storia, ne sarà il fantasma, capace di operare ancor più nel profondo dei nostri cuori.
Bellissima BabaHuana, ricca di sentimento e molto lirica
Bella Brevi istruzioni per i membri della specie in via di estinzione. Un omaggio alla poesia a mo' di manuale di istruzione. 
Dura, asetticamente didascalica rispetto a qualsivoglia conclusione etica, quella che dà titolo alla silloge: Nella pancia della bestia. Eppure una “morale” è indotta a manifestarsi immediatamente nella nostra testa. Si tratta di un gioco letterario che opera non sul piano dell'inchiostro su carta, una melodia non incisa sul pentagramma della pagina, ma una voce che va direttamente nel nostro intestino, sotto la pelle e dentro le ossa. E lì risuona.
Mucche anacronistiche mi ha fatto venire in mente Wisława Szymborska, che io amo. 


Sorpresa nella sorpresa: la poetica di Beppe si sposa assai bene con quella di Nenad - Stile, ritmo, musicalità sono vicini nelle due scritture. Nonostante modulazioni distintive, le due formalizzazioni poetiche fanno il paio. Ciò rende plausibile l'idea della collana e porta merito a curatore ed editore. Non due libri, ma, sotto il profilo stilistico, un duo di libri.

Stefano Iori

Alla presentazione della collana il 16 maggio al Teatro Sociale era presente il grande poeta americano Jack Hirschman, premiato il giorno prima alla 'Carriera' dal Comune di Moniga del Garda. Dall'idea del poeta Igor Costanzo è nato un premio alla carriera che, nella prima edizione del 2013, è stato assegnato a un altro grande della cultura mondiale: Fernando Arrabal. (ndc)

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Collana "Le Zanzare", diretta da Andrea Garbin, Gilgamesh Edizioni di Dario Bellini
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