ContrAppunti perVersi: Goliarda Sapienza

GELOSIA di Goliarda Sapienza tratto da ContrAppunti perVersi Pellicanolibri, 1990

Goliarda e Adele Cambria da Pellicanolibri 

Linuccia? Dorme. Dorme o finge? Non l'ho mai capito. Nei primi anni era un tormento questo suo cadere così, in un momento, nel sonno. Dove andava? Chi la portava via? Qualcosa la trasci­nava via. Lo sentivo dal morso che mi stringeva le viscere. A quel ricordo - molti anni sono passati - mi viene ancora da vomitare. Forse perché stavamo in una stanzetta come questa. Sì, più o meno come questa. Eravamo sposati da poco, non guadagnavo molto e la mattina mi alzavo presto per andare a lavorare (dove? ah, sì, dall'avvocato Bruno). Ero così costretto a lasciarla che dormiva. Non pensate che dormisse sempre, no, non sempre. Facevamo la vita di tutti: si usciva, si entrava, si aspettava il tram e se avevamo qualche soldo in più, si prendeva il tassì e andavamo a cena al ristorante. Questo era per me qualcosa di straordinario, perché bastava che invece dell'N.T. - come si chiamava allora l'autobus - si prendesse il tassì e lei si svegliava tutta eccitata. Già, forse tutto è avvenuto perché non sono riuscito ad avere soldi abbastanza per portarla sempre in tassì e al ristorante. Dev'essere così perché appena stavamo senza soldi lei si riaddormentava.
In quegli anni, mi vergogno a dirlo, mi ingelosiva quel suo cadere nel sonno, pallida, senza difese, conquistata da mani e braccia a me sconosciute. Cominciò a tormentarmi talmente che comprai una lampadina tascabile. E che credete, una piccola, inoffensiva? No, una grande come un faro, di quelle da guardiano notturno, o che si usano in miniera, in campagna. Per spiarla.
Cominciai a spiarla quando dormiva, di notte e di giorno sempre su di lei. Ma non era possibile capire niente, niente gli si leggeva in viso. Per spiegarvi: avevo una sorella che quando dormiva si muoveva, chessò, sospirava, rigirava gli occhi, sorrideva. La mia Linuccia no, niente. Stava immobile, tranquilla, abbandonata, ma sentivo che dietro quell'immobilità si nascondeva qualcosa di più fantastico e trascinante che dietro i sospiri di mia sorella. Anche perché, nei primi anni, quando il sangue è ancora caldo, sia per l'amore che per la giovinezza, quando la prendevo lei era così immobile, tranquilla... lasciavo andare! Per questo, poco a poco, quel suo abbandonarsi al sonno senza di me, mi entrò nel cervello come un trapano e non mi faceva più né dormire né mangiare, né, quando mi abbracciava, sentire desiderio. Sapete com'è: prima ti viene un dubbio che astrattamente ti tormenta, ma non avendo compiuti atti concreti, questo dubbio resta dubbio e non si configura in alcunché di definitivo. Si sa: se non domandi non hai risposta. Ma comprare la lampadina fu un “atto” suggerito dal diavolo e, anche se chiusa nel cassetto, mi spingeva ad agire. Per sorprenderla, tornavo all'improvviso lasciando gli affari, l'ufficio, gli amici. La notte l’insonnia cresceva. Non chiudevo occhio per scoprire cosa e perché e chi la trascinava. Scivolava lontano nei suoi sogni immobile, attraente, mentre io ero reale, di carne, con la lampadina in mano affamato, sudato, appena tornato dall'uffi­cio o appena svegliato dal richiamo della lampadina.

In ufficio non andai più, e adesso faccio qualche lavoretto in giro - sempre nel mio ramo: la legge - per andare avanti. Perché io e lei ci vogliamo bene. Certo la passione d'allora non è più così forte, ma c’è tanta dolcezza fra me e Linuccia. Anche perché non mi hai mai rimproverato di non averla portata più in tassì e ristorante. È così comprensiva... Ha capito che bisognava avere molti soldi e che io, dovendola spiare, avevo poco tempo per procurarli. È molto comprensiva. Anche questa sera, nell'uscire lei non m'ha chiesto dove andavo o quando tornavo. Non chiede mai. È discreta, o è perché vuole andare lontana nel sonno che è così discreta? Per la verità, lì per lì, ero contento di andare a una festa da solo, come da giovane. Ero felice di rivedere Paolo, Giuseppe, Cesare, Angelo come ai vecchi tempi, da scapoloni senza pensieri. L'avevamo deciso appena finita la guerra. Avevamo detto: fra vent'anni, ovunque ci si trovi, ci riuniremo tutti. Tutta la brigata con coltelli e rivoltelle pronti per l'attacco. Ma non è stata una buona idea. Non si torna indietro. Ritrovandomi scapolo, solo, in mezzo a tanti uomini... che vi devo dire? Non li riconoscevo. E poi, il pensiero di quella sua discrezione, troppa discrezione. Li ho lasciati e sono tornato a casa. E anche ora, questo suo non chiedere niente, neanche in un’occasione così rara come uscire la sera solo e tornare a notte avanzata. Fiducia? Fiducia o desiderio di restare sola?
Ho fatto bene a tornare. Anche perché mai, in questi vent'an­ni, mai è stata così a lungo lontana da me. Pensate: tre giorni e tre notti, lì, abbandonata sul cuscino, bianca, immobile... come una morta. La lampadina, dov'è la lampadina?