Due o forse più cose che so di lei: Capperi, che organo!

Due o forse più cose che so di lei: Il poeta, è un libro edito da Pellicanolibri, 1995
8a parte


        S’erano fermati a parlare. Poi cominciarono a litigare. Si spensero le luci della città. Il senatore disse: 
«Cazzo ! » 
        Lo disse così, tanto per dire, ma l’arcivescovo si adirò subito e dalla conversazione che ne seguì, il senatore si convinse che qualora dovesse, in qualche modo, utilizzare un’esclamazione avente per soggetto l’organo maschile, avrebbe dovuto dire: “membro”, “organo” oppure, ancora meglio “capperi”. 
        E così fu. Il senatore, persona civile come solo i senatori riescono ad essere, utilizzò i termini consigliati dalla buona creanza. 
        E l’arcivescovo aveva buona memoria. 
        All'inaugurazione del “Teatro Angelicus”, dopo il taglio del nastro, il senatore, che s’era ferito un dito (forbice arrugginita) disse: 
        «Organo! » 
        Don Antonio che non se l’aspettava attaccò di forza e a tutto volume l’Ave Maria di Bach-Gounod, interrompendo l’arcivescovo (lo stesso) che aveva appena iniziato il discorso inaugurale. 
        Il prelato guardò storto il senatore, gli astanti si guardarono fra loro imbarazzati e sgomenti e quando infine Don Antonio smise, era già l’ora del cibo. 
        Per fortuna la tavola aiuta a riguadagnare amicizie, a crearne di nuove, dissipa malumori e asti. 
        Alla fine del lungo e sontuoso banchetto, per il brindisi di chiusura, il senatore disse: 
        «Si levino i membri, si spoglino di ogni rancore politico e si tendano verso l’Alto, verso Dio». 
        Evidentemente l’arcivescovo, nel corso storico della sua vita cattolica, aveva fatto a tutti “quella raccomandazione”, tal è che, di botto, senza pudore alcuno, furono tutti con cazzo in fuori e verso l’Alto. 
        E inutile, nonché impossibile, descrivere le urla di gioia delle signore intervenute, non tanto per la mole dei “membri”, quanto certamente per la soddisfazione che, finalmente, una certa mentalità si evolveva, e certi falsi pudori venivano messi da parte; non erano giovani scostumati senza dignità, bensì quanti debbono dare esempio di modernità: cioè e per far rima, le Personalità. 
        Finito il tafferuglio inimmaginabile, le conversazioni accavallate, il senatore infine si recò dall'amante, cercando quella quiete che solo l’amore può dare. 
        Entrò con faccia stanca, entrò come entra un uomo dall'amante (dalla moglie si entra in ben altra maniera) cioè, insomma, entrò senza presunzioni, silenziosamente, come solo i senatori sanno fare. 
        Lei l’aiutò dolce, con negli occhi la consapevolezza che lui faticava tanto per gli altri e a lei spettava il compito, macché! il diritto di consolarlo, di fargli le carezzine ristoratrici sul collo, di chiedergli: 
        «Caro, sei stanco!» 
Invece quella sera gli disse: 
«Caro ho la caponata per te, Francesco mi ha portato i capperi!...» 
        Il senatore saltò furente: 
«Te lo do io il cappero!» 
        Il giorno dopo Francesco l’ortolano trovò il cadavere dell’Assunta nella vasca da bagno. 
Tutto era in ordine, l’Assunta era sì pallida, ma serena e senza tracce. 
Assassinata come solo i senatori sanno assassinare.