Questo brano è stato scritto dall'Autore nel 1964
Notando gli
innumerevoli cadaveri che vengono arrostiti a macchina, trapassati in fila dal
fatidico spiedo, noi affermiamo che il simbolo del terrore dell’augusto moderno
è il pollo arrosto.
Se
immaginassimo una sfilata di augusti, Ti vedremmo non con degli stendardi, ma
ciascuno con uno spiedo d’acciaio mentre brandisce il suo pollo arrosto.
Già i Greci,
credo, individuavano l’io nello stomaco, luogo in cui le idee nascevano calde per salire al
cervello e raffreddarsi. In altre parole il cervello non serviva che da
ghiacciaia. È forse qualcosa di vero c’è in questo. Ciò di cui noi possiamo
essere sicuri è che il pensiero dell’augusto nasce nel suo stomaco (né potrebbe
essere altrimenti visto che per la nostra bistecca quotidiana tutto viene
sacrificato patriotticamente). Ora le idee hanno bisogno di consumare il calore
(energia vitale) accumulato nell'essere. L’uomo panico, pensando
strutturalmente, sostenendo una logica di eliminazione di possibilità ed
essendo capace di vivere molte idee contraddittorie nel medesimo tempo,
ripartisce il calore secondo la molteplicità dei suoi principi di modo che ogni
sua idea-azione viene portata a una normalità sopportabile e benefica.
Viceversa l’augusto, non essendo capace di pensare se non per definizioni (che
per Korzybsky sarebbero proposizioni simmetriche) e non potendo vivere che una
sola idea, utilizza tutto il suo calore vitale per sostenere la sua gretta teoria,
e i suoi pensieri divengono così caldi che finisce per arrostirvi. L’augusto si
“indora” coi suoi stessi concetti; la sua testa e le sue viscere bruciano, e
con l’ano trapassato dallo spiedo della sua teoria, se ne va per il mondo, in
branchi, simile a un pollo arrosto.
Tali
augusti-polli-arrosto contemplano con tenerezza i pulcini gialli e pigolanti
che vivono simpaticamente dietro i vetri delle incubatrici. Li nutrono, li
adorano e infine insegnano loro a pensare con i tappi che si pongono da se stessi nelle orecchie perché
siano arrostiti come si conviene e possano essere divorati (perché l’augusto è
un cannibale che può digerire solo carne bruciata. Il sangue strutturale
dell’uomo panico lo avvelena perché rode le viscere della sua coscienza. L’augusto
ha orrore della carne cruda o viva del panico). così che i figli degli augusti,
in branchi come i pulcini, entrano nelle scuole e nelle istituzioni per
indorarsi al calore delle Università degli augusti, degli Stati arrosto, delle
morali allo spiedo... Il desiderio di DURARE
tormentò l’umanità prima del panico (a. P.) e poiché l’augusto non poteva
essere mummificato in vita, fabbricò degli oggetti che gli potessero
sopravvivere. Costruì piramidi, templi, acquedotti, sculture, libri, quadri, e
segnò la sua vita e la sua immagine tentò di annegare la sua “persona” nel suo
“personaggio”. Tentò di perdersi nell'opera purché quel che produceva
sopravvivesse malgrado il tempo.
All’opposto,
il panico sostiene che l’oggetto deve essere più effimero dell’uomo e che
questi a sua volta deve liberarsi dell’atavismo di “passare alla storia”,
prodotto dell’io individualista angosciato:
Dopo il Panico
(d.P), si costruiranno e si distruggeranno gli oggetti che si ricominceranno a
fabbricare differenti. E poiché l’uomo panico non fa economia né progetti,
produrrà un’architettura instabile (città come il fiume di Eraclito; l’uomo non
abiterà due volte nella stessa città), opere d’arte inconservabili e teorie in
continua trasformazione, dato che tutta la sua teoria si fonda su una
metamorfosi continua di se stesso e degli oggetti che lo circondano.
È possibile
che vi siano degli uomini che pensano panicamente senza essere capaci di agire
e di altri che agiscono panicamente senza essere capaci di pensare.
È questo generalmente
lo stato attuale della nostra civiltà; da una parte, delle idee senza azione e
dall'altra un’azione senza idee. L’uomo panico tende all'idea-azione. È per
questo che il pensatore panico è un guerriero e l’atleta panico un creatore
spirituale.
È per questo
che colui che tende a essere un panico totale non deve disprezzare, se si
tratta di un intellettuale, le manifestazioni paniche di pura azione. Così coloro che partecipano ai gruppi
panici agiscono insieme perché se il pensiero e collettivo anche l’azione lo
sarà.
a Taormina |
PANICO E
LOGICA.
Di fronte alla
realtà e ai suoi problemi, l’uomo panico non si pone la questione di sapere se
bisogna cercare una soluzione ma propone il più gran numero di soluzioni
possibili. L’uomo panico tenta di affermare tutto. È per questo che il panico
ha bisogno di una logica che procede per eliminazione delle possibilità. I
molteplici principi di questa logica possono essere contraddittori, tuttavia il
Panico li afferma in blocco.
Se, come dice
Eisenstein nel suo “il Senso del cinema”, il tutto e qualcosa di più della
somma delle sue parti, l’uomo panico otterrà, da questa confusione di principi
logici, una risultante, che potrà bene non essere una definizione ma che sarà
una struttura.
Il travaglio
logico panico mirerà a cercare un numero sempre maggiore di principi. Ne do
alcuni come esempio:
A è A
A non è A
A è molti A
A non è A ma è
stato A
A non è A ma
era A
A non è A ma
sarà A
A diviene A
A smette di
essere A
A è il suo
contrario
A non è il suo
contrario
A non è uguale
ad A
A non è A o il
suo contrario
A è B
A è in A
A è fuori di A
A comprende A
A è la
digestione di A
A la meta di A
A è AA, AAAA,
AAAAA, ecc.
Se si afferma
che A è l’uno o l’altro, A deve essere o l’uno o l’altro.
Se si afferma
che A è l’uno o l’altro, A deve essere l’uno e l’altro nello stesso tempo.
Se si afferma
che A è l’uno o l’altro, A non deve essere né l’uno né l’altro, ecc.
PANICO E ARTE
a Taormina con b.c. |
La distinzione
fondamentale che il panico stabilisce nell’uomo e la dualità tra persona e
personaggio.
La
“cocotologia”, arte di piegare la carta, così chiamata da Unamuno (precursore
panico nel suo saggio “Note per un trattato di cocotologia”), ci insegna:
Da un quadrato
di carta-base, considerato umile, quotidiano, possono venir fuori tutte le
forme possibili: leoni, elefanti, fiori, uomini, tavoli, ecc. e anche strutture
astratte. Il quadrato iniziale, o “ovulo-quadrato”, corrisponderebbe alla
persona. I pupazzetti sarebbero i personaggi.
Cioè: un
personaggio è sempre una forma stereotipata della persona senza cessare di
essere persona. Sarebbe come se il leone di carta potesse dire “io sono un
leone” senza capire di essere l’ovulo-quadrato un caso di forma identificata
con la sua forma. Così i personaggi si identificano con le loro pieghe. L’uomo
panico tenta di tornare all’ovulo-quadrato, anzi vi torna grazie all’euforia
panica che è come un dispiegamento, come il deformarsi di un pupazzetto che
spiana le sue pieghe.
L’uomo panico,
cessando di identificarsi col personaggio, raggiunge la persona e smette di
essere un augusto (abbiamo paragonato la nostra civiltà attuale a un circo nel
quale le persone corrispondono ai clown e i personaggi agli augusti. Il
pubblico, massa morta e contemplativa prima di nascere, si identifica con la
tavola dove si piega la carta e vi è pure la possibilità di aggiungere una
nuova categoria di esseri: il mostro, che si divide in mostro angelico e mostro sotterraneo. Nella tradizione giapponese
dell’Origami, papiroflessia, è permesso cesellare il quadrato originario
ritagliandone dei pezzi. Allorché si dispiega l’animale ottenuto,
l’ovulo-quadrato non e più un quadrato ma una forma mutilata, diversa. Ecco
come appaiono al circo i nani o i giganti o le donne barbute o quei mostri angelici
che non si sono imposti alcun limite ma hanno lasciato fare alla natura: sono
loro lo spettacolo preferito dell’uomo panico. Queste pretese aberrazioni,
questi mostri matematici, telepatici, veggenti, questi personaggi senza
persona, poiché in tali casi l’ovulo stesso ha delle forme non quadrate,
affascinano, col loro solo contatto, l’uomo panico e gli rivelano che l’unica
possibilità di finirla con questo circo e il mutamento tanto spirituale che
biologico.
Il mostro
sotterraneo è un uomo dalle forme comuni, ma attivo a causa del suo essere
zavorra. Una specie di pubblico velenoso che ha sviluppato la sua capacità di
essere una ventosa e che vuole partecipare senza poterlo. La sola maniera per
lui di riuscirvi è di aggregarsi a un augusto o a un clown e di soffocarlo
sotto il suo peso.
L’augusto è un
uomo vestito come tutti, fa da spalla al clown, non è certo buffo, rappresenta
l’uomo medio “non stravagante” non vive nel presente ma nel passato e tuttavia
soffre perché, nonostante non viva nell'oggi, si preoccupa del domani. Questo
augusto consente al clown di sviluppare infinite possibilità di risposta.
I clown,
proprio come le logiche non-aristoteliche, come i quadrati di carta, hanno la
possibilità di mutare, sono capaci di DEFORMARSI, di far da struttura, di avere
un pensiero multiplo.
L’augusto, il
personaggio, il pupazzetto di carta sono educati a ricercare la propria
identità, a tentare sempre più di affermare i propri limiti... Gran parte del
terrore moderno nei quadri e nei film d’orrore è rappresentato con immagini di
cose informali. Il magma, la putredine, il misterioso non hanno forma. E per
gli augusti il non aver forma è simbolo dell’orrido, della perdita di se
stessi.
Viceversa
l’uomo panico, cosciente di essere nato in un grande pupazzetto di carta
chiamato civiltà, in un mondo regolato dalle leggi degli augusti, in famiglie
di “personaggi”, tenta di liberarsi da tale educazione condizionata e cerca l’euforia come un mezzo per
uscire dalla prigione dove lo hanno chiuso i suoi genitori.
Il riflesso
condizionato del personaggio invade l’arte. In teatro si cerca di calarsi nel
personaggio, i romanzieri creano personaggi ed i pittori non raffigurano se stessi
nelle loro opere. L’arte, come ogni manifestazione panica, deve essere una
ricerca della persona. Non dimentichiamo che il Dio Pan è multiforme. Non
dimentichiamo inoltre che l’ovulo-quadrato non è soltanto un concetto
matematico ma un pezzo di carta molto concreto. In altre parole, pur essendo un
quadrato ideale, è fatto di una materia molto particolare. Alcuni sono di carta
traslucida, altri di carta argentata, ecc. Ed hanno anche un colore. Allo
stesso modo l’uomo, quando giunge alla persona, al Dio Pan, non perde la sua
materia, il suo corpo, molto particolare. Ed è questa materia che deve entrare
nell'opera d’arte.
Nel romanzo,
per esempio, finirla con i personaggi e utilizzare piuttosto l’aspetto fisico.
L’eroe
letterario panico è lo stesso scrittore per quanto possibile fotografato
numerose volte, secondo lo stile delle strisce di fumetti.
Il pittore
deve ritrarre il proprio viso, la propria carne, i ricordi personali, se
possibile i cadaveri dei più cari familiari.
Ogni uomo
panico deve fotografarsi nudo e, se possibile, nello atto di fare l’amore.
Nella scultura
panica sarà incisa la voce degli scultori, i loro vestiti, i loro mobili.
Ma è evidente
che ogni arte panica sbocca in una sola manifestazione:
L’EFFIMERO PANICO.
Le foto sono dell'archivio personale di beppe costa, scattate a Taormina