Nel 1912 l'editore Vincenzo Muglia pubblica a Catania il libro di fiabe di Luigi Capuana.
Autore già celebre per Scurpiddu, Cardello e C'era una volta. Ma che oggi è completamente scomparso.
Autore già celebre per Scurpiddu, Cardello e C'era una volta. Ma che oggi è completamente scomparso.
Fra i due c'è anche un rapporto d'amicizia, tanto forte che, Capuana, trovandosi in difficoltà, chiedeva dei piccoli prestiti a Vincenzo.
L'editore fu suocero di mia madre e, questo, mi ha consentito di conservare alcuni documenti. Alcuni consegnati ad archivi, come quelli di Pascoli, altri, non so più, dopo tante abitazioni e città cambiate, dove siano.
Nel caso di Capuana, ho inserito, insieme alla ristampa del libro del 1989, il contratto stipulato dai due e una lettera scritta dall'Autore all'editore.
Sono ancora disponibili delle copie, con una attenta prefazione di Riccardo Reim, che si possono ordinare sul sito Pellicanolibri, Questa che pubblico è la prima delle fiabe in esso contenute.
Copertina: Alfonso Lentini |
RE CIANCA
C'era una
volta un Re pieno di strani capricci. Era nato con una gamba più corta
dell'altra e camminava zoppicando. I cortigiani, per adularlo, fingevano di
zoppicare come lui. Quando però andava fuori e vedeva per le vie la gente che
camminava diritta, senza arrancare, ne aveva dispetto; e un giorno gli venne il
ghiribizzo di ordinare che, pena la testa, i suoi sudditi, uomini e donne,
dovessero camminare zoppicando.
Obbedirono.
Con Re Cianca, come lo chiamavano, non si canzonava; ognuno aveva caro di
conservarsi la testa su le spalle! Soltanto una vecchina non se ne diè per
inteso; e, quasi lo facesse per dispetto, passava e ripassava diritta e
impettita, nonostante gli anni, davanti al palazzo reale.
- Come? - gli
diceva la gente - Non avete paura che vi si tagli la testa?
- Non me ne
curo; tagliatemene una, me ne rinasce un’altra; sono ben provvista.
Il Re aveva
messo le spie, per sapere se c'era qualcuno che non rispettasse il decreto, e
quando gli riferirono la risposta della vecchia, montò in furore:
-
Conducetemela qui, legata mani e piedi!
Così fu fatto.
- Tu dunque, vecchiaccia, non vuoi zoppicare? -
le disse.
- No, Maestà: ho buone gambe, grazie al cielo.
- Ed è vero che hai risposto: Tagliata una testa,
me ne rinasce un'altra?
- Sì, Maestà. Sono ben provvista.
- Lo vedremo, vecchiaccia!
Fece chiamare
il carnefice, con la scure arrotata di fresco.
La vecchia non
si turbò. Senza che gliel'ordinassero, s'inginocchiò davanti al ceppo, vi posò
la testa e attese il colpo. Il carnefice alzò la scure, ma rimase con le
braccia in aria, come pietrificato.
- Maestà, non posso. C'è qualcuno che mi
trattiene!
Il Re diventò
furibondo:
- Prendete una
corda, ungetela di sapone e fate un nodo scorsoio attorno al collo di costei!
I Ministri
mandarono a comprare una corda nuova, resistente, la unsero di sapone con le
loro mani, per entrar meglio nelle grazie del Re. Fecero, con le loro mani, il
nodo scorsoio attorno al collo della vecchia, e poi, due da un capo della corda
e due dall'altro, cominciarono a tirare con tutta la forza che avevano,
puntando i piedi sul pavimento, ma il nodo scorsoio non stringeva. E tira,
tira, tira, la corda si spezzò; e tutti e quattro, due di qua, due di là,
caddero rovescioni a gambe per aria, così malconci che stentarono a rizzarsi:
- Ahi! Ahi!
II Re, per un
momento, ebbe una gran voglia di ridere, ma vedendo che rideva anche la
vecchia, diventò ancora più furibondo.
- Costei è una
strega! - urlò, - Legna! Legna da farle un bel falò attorno, e arrostirla come
si merita!
Tutta la gente
di Corte scese giù nella legnaia del palazzo, e ognuno tornò su carico di legna
quanto più poteva, per entrar meglio nelle grazie del Re: chi ceppi, chi
ramaglie, chi fascine. Quando tutto fu disposto attorno alla vecchia che stava
a guardare quasi non si trattasse di lei, il Re stesso accese il fuoco che
divampò lentamente. Se non che le fiamme, invece di avvolgere la vecchia, si
rovesciarono fuori all'intorno violentissime, investirono parecchi cortigiani e
fin un lembo del manto reale ne fu lambito e bruciacchiato.
Il Re era
sbalordito. La legna si era consumata e la vecchia, rimasta incolume, aveva su
le labbra un risolino, che ora non più indispettiva Sua Maestà, ma gli metteva
paura.
- Chi siete? Una strega o una fata?
- Sono una fata!
Il Re allibì.
-Scusate!
scusate! Che posso fare per voi?- domandò alla vecchia.
- Niente!
Diventò una
meravigliosa forma di luce che abbagliava, e, tutt'a un tratto, sparì.
Il Re, quasi
per ammenda di quel che aveva fatto, mandò fuori un altro decreto:
- Da oggi in poi, nessuno più finga di zoppicare
nel regno! Ma la gente aveva così contratto l'abitudine di zoppicare, che il Re
fu costretto a far bandire:
- Zoppichi pure chi vuole!
E quando
vedeva passare davanti al palazzo reale qualcuno che arrancava come lui, non
sapeva indovinare se lo facesse a posta o se realmente ciampicasse; e nel suo
interno si rodeva.
A poco a poco
divenne malinconico e scontroso. Voleva restar solo; non riceveva neppure i
Ministri, che per ciò facevano a modo loro, e ne facevano di tutti i colori. Si
aggirava, ciampicando, per le vaste sale del palazzo.
Ma dunque non
c’era un dottore, un Mago nel suo regno da ridargli la gamba corta uguale
all'altra?
- Maestà, io potrei accorciarvi quella più lunga.
Val quasi lo stesso.
Che! Che!
sarebbe diventato un nachero, più ridicolo che non fosse ora. O allungare la
corta o niente!
Venne un Mago,
vecchio, canuto, con un barbone fino ai piedi.
- Maestà, questo è un unguento, capace di
allungarvi la gamba più corta. Bisogna ungerla e strofinarla forte forte fino a
quando sentirete un dolore acuto che vi farà gridare dallo spasimo. Dovete aver
pazienza. Una volta al giorno, non più. Ne prenderete quanto un cece, lo
spalmerete nel palmo della mano e, via, a strofinare forte forte. Facendo così,
dopo un anno, un mese e un giorno, sarete guarito. Non dovete però aver fretta,
sarebbe peggio. ,,
- Vi pagherò, dunque, dopo guarito.
- Maestà, quest’unguento, se non è pagato prima,
non opra.
- E se non oprerà anche pagato?
- Maestà, c'è qui la mia testa!
Il Re cominciò
subito la cura. Ogni sera prima di andare a letto, apriva lo scatolino
dell'unguento, ne prendeva quanto un cece, lo spalmava nel cavo della mano e
poi, strofina, strofina, strofina, fino a che non sopravveniva l’insopportabile
dolore che lo faceva urlare dallo spasimo.
Dopo due mesi
di medicatura, il Re si accorse che quel vecchione di Mago non lo aveva
ingannato: la gamba cominciava sensibilmente ad allungarsi-
Doveva proprio
attendere che si compisse il tempo stabilito? Se invece di una al giorno facesse
due non guarirebbe più presto? Il Mago lo aveva ammonito che sarebbe peggio; ma
era, certamente, un’astuzia, per accreditare di più la sua medicina.
E il Re,
esitato un po’, decise di farsi tre, quattro, cinque strofinazioni al giorno,
non curandosi dell’atroce dolore che provava ad ognuna di esse. E così,
strofina, strofina, strofina, egli vedeva allungarsi la gamba a vista d'occhio.
Se non che, quando, raggiunta la giusta misura dell'altra, avrebbe dovuto
fermarsi ma essa continuò, per una settimana, a crescere per conto suo: e il Re
si trovò cianca all'incontrario: invece di ciampicare da destra, ora ciampicava
da sinistra. Fortuna che quella maledetta gamba si fosse arrestata di crescere!
Mandò corrieri
per tutto il regno, in cerca del Mago. Nessuno sapeva dove abitasse: chi diceva
in cima a una montagna, chi in una grotta sottoterra. Finalmente lo trovarono
in mezzo a un bosco, intento a raccogliere erbacce selvatiche.
- Dite al Re che io non c’entro più. Si rivolga a
Fata Luce.
Udita la
risposta, il Re capì che si trattava di una vendetta della vecchia che aveva
detto:
- Sono una fata!
Dove
rintracciarla? Pensò di rifare il decreto:
- Pena la testa, tutti i sudditi, uomini e donne,
devono camminare zoppicando!
Forse la fata
sarebbe ricomparsa sotto sembianze di vecchia; questa volta, però, l'avrebbe
invitata a Corte, e le avrebbe reso tutti gli onori possibili.
Ma la vecchia
che si era rifiutata di zoppicare non comparve; e i sudditi cominciarono a
stancarsi dei ghiribizzi di Re Cianca.
Così, un
giorno, tutti di accordo, rifiutarono di imitarlo. Il Re montò sulle furie. Se
la prese coi Ministri:
- A questo modo mi fate rispettare?
E, spingendoli
per le spalle, li cacciò via.
Uno di essi,
il più anziano, ebbe allora il coraggio d rispondergli:
- Maestà, è rispettato chi rispetta; e voi non
rispettate nessuno! Per questo, Cianca siete e Cianca resterete!...
Stretta
la foglia, larga la via,
dite
la vostra, che ho detto la mia!
inizio della lettera di Capuana a Muglia |
prima pagina del contratto |