Marco Cinque: Muri e mari



Marco Cinque: Muri e mari, Seam edizioni, settembre 2014
Copertina e foto sono di Marco Cinque, grafica e design: Progetto stefiro
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La prefazione
ISBN: 9788881795253, € 10,00, PAG. 96
Si scrive tanta poesia oggi perché tanta è la sofferenza che affligge il mondo. Con queste parole uno dei più grandi poeti del ‘900 non intendeva certo giustificare la sterminata produzione letteraria di pubblicazioni più o meno poetiche, unica in Europa, che caratterizza il nostro paese.
Pensava alla poesia totale Franco Loi, alla poesia che d’un tratto diviene necessaria alla narrazione del mondo, perché a certe assurdità, violenza, soppressione dei diritti umani, crudeltà e cinismo, non si può più rispondere con la semplice analisi, con l’argomentazione da raziocinio.
Serve la poesia, quella raccolta ai margini del sentire, raggrumata in una vena pulsante, che arde del fuoco dei giusti, che imbocca i sentieri lasciando l’asfalto e non teme rovi e sterpaglie. Come quella di Marco Cinque, poesia che cammina a piedi nudi nell’oscurità, senza lamento sterile, senza invocazioni d’eroismo o in attesa d’appellativi di cantore o interprete del disagio di un’epoca.
Fanculo le etichette.
Poesia che ha nel petto un suo autentico barbarico “Yawp”, ma non si sente orfana di Whitman. “Urla”, di un urlo che non è manierismo o scimmiottesca nostalgia di Ginsberg, ma un urlo che squarcia il silenzio, strattona le coscienze, che conficca chiodi e spine sulle poltrone della nostra opulenta e saccente civiltà occidentale, noi comodamente seduti al riparo da tutto, a commentare il mondo con un click, a guardarlo sempre più distaccati senza avere
il coraggio di fare l’unica cosa sensata: viverlo.
Marco, urla ancora… urla sempre.
Leonardo Omar Onida

Marco Cinque fa parte di una tradizione, ormai quasi del tutto scomparsa, del cantore della libertà. 
Come Ignazio Buttitta, Rosa Balistreri, Franco Trincale e Matteo Salvatore, per citare i più noti la poesia in questo caso è un grido contro la sopraffazione, una preghiera verso i più deboli e i diseredati del mondo. Soprattutto oggi che le condizioni umane, malgrado la modernità, consenta in apparenza una vita migliore o più comoda, il potere di alcuni è in netto contrasto con l'impossibilità di vivere di milioni di persone.
Dalle carceri agli sbarchi clandestini, dalle minoranze etniche o religiose, dagli ergastolani ai condannati a morte, questi sono gli umani cantati e difesi da Marco Cinque, senza interruzione di continuità, senza se e senza ma. Per tutti egli chiede quella vita che è il diritto sacrosanto e fondamentale sancito dalle costituzioni dei paesi civili e dai libri sacri d'ogni fede. 
Questo non accade e per questo e di questo Marco scrive.
b.c.
La 'voce' del poeta

Sangue nostrum

Sventola ormai impietrita
la bandiera della vergogna
come falce dopo mietitura
e nulla da bruciare ancora.

Fiori sfiniti dalle fanfare
deposti su legni senza vita
cosa, come, chi pregare
cosa, come, chi imprecare
Aicha, Ali, Maram
sangue nostro quotidiano.

Nessun corpo da piangere
o interi corpi di pianto
lo sguardo si è perduto
sul corteo infinito di bare
contare, non contare…

Oh figli, figli miei
oh sangue, sangue nostrum
questo dunque il vostro salmo?

Il mare tace livido
nell’isola dei Conigli
e il cielo è un coperchio
su questo tempo senza ritorno
in queste ossa di sola andata
tra questi visi sfatti di dolore.

Sangue, sangue nostrum
sia adesso e per sempre
nell’ora della nostra vita.

Yarmouk
(campo dei rifugiati palestinesi in Siria)

Ho cercato, ma non c’è
non esiste poesia o parola
che possa levarsi dalle
macerie di questo campo.

Solo una domanda
forse inutile, che si perderà
affogandosi nella consapevolezza
di tanta infinita tristezza:

“Ditemi, vi prego
quanti occhi ci vorranno
per chiedere scusa
al cielo?”.

Compra calzini

“Compra calzini, capo
costa solo 1 euro, capo
calzini, compra calzini”.

Non sono il tuo capo
ascoltami, guardami bene
non vedi? Sono tuo fratello.

Riguardo ai calzini, lo sai
vorrei avere mille piedi

ma ne ho soltanto due:
il mio e il tuo, fratello

che in questa merda
si vive su una gamba sola.



Marco Cinque nasce a Roma il 4 settembre 1957. Scrive, fotografa, suona, recita, pubblica saggi, raccolte poetiche, articoli. Partecipa ad album musicali, festival internazionali di poesia, mostre pittoriche e fotografiche.
Attraverso i linguaggi dell'arte veicola tematiche socio-ambientali, privilegiando nei suoi progetti multimediali le scuole di ogni ordine e grado.
Ha collaborato con musicisti come Maurizio Carbone, Massimo Mollo, Martin O´Loughlin, Marcos Vinicius, Marzouk Mejri; attori come Tecla Silvestrini, Luigi Marangoni, Lorenzo Acquaviva, Stefano Lucarelli, Cosimo Rega; poeti come Jack Hirschman, Lance Henson, Carter Revard, Hawad Mahmoudan, Marcia Theophilo, Carmen Yanez, Alberto Masala, Samih Al-Qasim, Beppe Costa, H.S. Shivaprakash, etc.
Ha pubblicato circa 30 libri ed è stato tradotto in inglese, spagnolo e tedesco.
Attualmente Lavora presso il quotidiano il manifesto e collabora con la redazione scrivendo articoli e recensioni sui temi dei diritti umani e sulla discriminazione delle minoranze etniche.
Oltre che sul giornale quotidiano, pubblica anche sugli inserti culturali Alias (settimanale) e Le Monde Diplomatique (mensile).

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