Memorie (quasi) vere: Monica Vitti

presentazione di Sette sottane (Mondadori) con Roberto Ruta
Raccontare di una persona così nota e amata, e così silenziosa da quando è stata colpita dalla malattia, mi è sembrato finora inopportuno.
Ma sarebbe una delle poche ingiustizie che farei a me stesso e a lei, certamente. Anche se non potrà leggermi né riconoscermi.
L'ho incontrata al Comune di Roma, in occasione della prima commemorazione di Goliarda Sapienza. Nel tentativo di fare in modo che qualche editore importante si accorgesse della Scrittrice (e non solo), almeno adesso che non c’era più. Condannata anche per il suo carattere onestamente schivo e poco salottiero.
Ne hanno parlato, in quella occasione, oltre lei e me anche Adele Cambria, Dacia Maraini, il marito Angelo Pellegrino e l'ex compagno, il regista Citto Maselli.
Monica era umanamente risentita per come l'Autrice avesse trovato una così grande difficoltà per pubblicare e, alla fine, per vivere, insegnava saltuariamente al Centro sperimentale di cinematografia per pochissimo denaro.
A conclusione del mio intervento piuttosto feroce e, come sempre, solo apparentemente confusionario, Citto mi abbracciò, Monica mi venne incontro, chiamò il marito Roberto chiedendogli di prendersi il mio telefono così da metterci d'accordo per incontrarci.
Colsi, come sempre, questa occasione: non stava già tanto bene ma la feci accompagnare una prima volta da Pellicanolibri dal solito amico disponibile Paolo Antinori e, con questa scusa, presentammo il suo libro, Il letto è una rosa.


Ci telefonammo spesso e pregai mia sorella di mandarle delle paste di mandorla dalla Sicilia, diverse volte.
Poi la volli di nuovo con noi, in libreria, ma spostandoci in piazza Ormea. Venne ancora molto volentieri.
Nel 1997 avevamo pensato di premiare alcune delle persone, fra le più silenziose e importanti per la cultura e che avevo incontrate in altre occasioni.
Una targa, dei dolci e qualche pensiero su un palco dove persino io ebbi il coraggio di suonare la tastiera. Vennero così Giovanni Bollea, Fernanda Pivano, Adele Cambria, Massimo Consoli e tanti altri che erano già stati con noi: da Bevilacqua a Foà.
Avevamo messo dei gazebo e una folla di mamme, anziani e bambini erano pronti ad accoglierla.
Lì, nella piazza qualcuno filmava, questo qualcuno, per conto dei cugini di campagna, forse voleva in qualche modo mettersi in mostra e forse figurare che si sarebbe esibito in presenza di Monica.
Lei lo aveva raccomandato già in precedenza: senza telecamere! incontri senza riprese. Era sotto contratto e l'agente le avrebbe procurato dei fastidi. Ed io glielo avevo promesso.
La vidi piangere mentre andava incontro all'operatore chiedendo a voce sempre più agitata la restituzione della cassetta.
Alcuni amici ci hanno aiutato a risolvere il problema. Questo è stato l'unico incidente in tanti anni di attività, incontri con autori, in piazza, in librerie, per strade.
L'ultima volta che mi chiamò, sempre per ringraziarmi delle paste di mandorla, mentre parlavamo la sentii chiedere a Roberto chi ci fosse al telefono.
Mi si strinse il cuore, ancora per tanto tempo e anche oggi mentre ne scrivo, ripenso quel momento. Mi rendevo conto di ciò che da qualche tempo avevo intuito. Ma non desidero ricordare la sua malattia, che da anni l'ha tolta a tanti ammiratori. Né la sua privacy.
Ma ricordarla come una grande attrice e una donna straordinaria, ironica, divertente, questo sì, fa parte della mia vita e le persone che l'hanno incontrata più volte da noi, ne sono rimaste entusiaste.
Qualcuno ancora mi chiede di lei.
Perché Monica a ciascuno chiedeva il nome, ne ascoltava la storia. Sentiva di essere amata e stimata soprattutto dalle donne. Certamente non era una star né una vip come ce ne sono a tonnellate.
Incontri indimenticabili ne ho avuti tanti, mi hanno formato, educato, nutrito sin dall'infanzia ma, questo con Monica, risulta sempre limpido nella memoria.
A volte era di un'ingenuità disarmante: amici dell'università di Salerno mi avevano chiesto la possibilità di invitarla, al che lei non pensò dell'importanza della sua persona bensì che la cercavano per adottare il suo romanzo Il letto è una rosa,. Non la disillusi ma non glielo feci neanche credere.
Con innocenza, scrivo, perché credeva di diventare, con il suo libro (ne aveva scritto un altro in precedenza, Sette sottane), materia di studio universitario.
Resterà certamente alla storia del cinema per la sua bravura e, forse, per la storia umana, per il suo riserbo e chissà quant'altro.
L'Università, come era chiaro, la invitava, fors'anche come facevo io, perché una attrice così grande non si ha senza un grosso gettone di presenza! ma certamente l'Autore, di ogni genere, è più economico (e malleabile).
Chiudo con un pensiero verso Roberto Russo, al suo fianco da oltre quarant'anni, che ne ha saputo mantenere la riservatezza.

Monica; dalla libreria in piazza Ormea, premio e presentazione de Il letto è una rosa