Lo sciancato e Caterina di Alessandro Assiri

ISBN 978-88-98677-57-3, pp.48, f.to 17 x 24  € 10,00Copertina di A. Assiri
L'ultimo testo di Alessandro Assiri, sebbene scritto in prosa e in versi è, essenzialmente, Poesia senza nulla togliere alla narrazione intesa, fino all'esplosione
La frase staccata e stracciata di fronte al lettore è verso, intenso cupo magistrale come da anni non mi capitava di leggere.
In poche pagine il lettore può trovare se stesso - mentre l'Autore ci prova -, ciò che ha dimenticato o che non sa gli sia accaduto o, ancora, non riesce a descriverlo. Ed è questo infatti il principale scopo di chi scrive.

[...Noi assomigliamo a un palazzo ci accontentiamo dei muri capovolti sul finale , con i nostri istanti da balcone e gli umori da stuoino. Congratulazioni a chi ci sta di fronte e qualche s' da basso a passi svelti per l'uscita...]

Ma l'autore non si limita a raccontarci il proprio distacco, le proprie infinite separazioni da ciò che è la vita propria rispetto alla scrittura. Un urlo incessante che non è invettiva bensì constatazione della fine della scrittura, e della necessità assoluta della stessa per proseguire il cammino, qualunque esso sia, che ascolti o meno, che lasci traccia oppure no.

[...il nostro immobilismo dipinto inguaribile ottimismo di un deserto gremito
forse si esce in altro modo senza sbattere né porta né chiodo
dove c'è piazza dovrebbe esserci cielo...]

Autore di testi da vent'anni, con questo libro dimostra l'opposto di ciò che spesso scrive: "non sono uno scrittore", "non sono nato per scrivere".
Esattamente il contrario ché, forse, il nostro paese è per scrittori da forno a microonde o da congelatore, ripetendo perlopiù sempre il già scritto. Scrittori (ma anche poeti) d'un solo libro. Non sarebbe poi tanto male se almeno quello fosse buono.
Il fatto è che non sono tempi per scrittori 'maturi', nel senso che vedono, rileggono, riscrivono o, almeno, pensano che quello è il "libro" che dovrebbe rimanere nel tempo.
Null'affatto: abituati al libro di natale fra settembre e ottobre escono tonnellate di carte, insieme a  oroscopi, tarocchi, libri di cucina e calendari, che chiamano romanzi, la gran parte di essi arrivano alla befana e muoiono, senza neanche volare su una scopa.
Lo sciancato protagonista non fa il suo mestiere come non lo fa Caterina, colei che in ciascuno di noi dovrebbe convivere, convincendoci che lei è ancora e sempre donna, sogno, o anelito che sia, verso cui dirigiamo i nostri passi, i sonni, ma anche le veglie del nostro vivere.

["Ieri stabilivo miracoli e dettagli inutili
la tua vita resisteva al banco dei pegni
mensilmente ti rinnovavo gli auguri e gli impegni
poi d'improvviso hai cambiato rossetto
quei giorni di marzo così lunghi da scrivere
ci si attaccavano addosso come viaggi in Italia.]

Non sono né un critico né tanto meno un recensore, come non lo è lo stesso Assiri. Ce ne sono già troppi e la rete li moltiplica all'infinito. Ma un segno e un gesto verso questo nuovo libro intendo lasciarlo, proprio perché mi riporta agli anni '60 e '70, quando discutevamo all'uscita di un cinema, o a gruppi si litigava su Moravia, Pasolini, Sciascia, ma anche su Berto, Mastronardi e tanto altro ancora. Abbagliati da Kerouac e dall'Urlo di Ginsberg credevamo a un nuovo mondo, s'anche quello di Huxley. Insomma quando cinema e libri ci facevano discutere e aumentavano le nostre conoscenze (e litigi), non immaginando neppure lontanamente che saremmo piombati nella più oscura mediocrità di poco prima della guerra. Libreggiati e romanzoni a fumetti che non lasciano neanche un minimo filo di emozione.
Ed io intendo usare appunto, più che altre mie parole, quelle dell'Autore che ne rendono prova, e, con queste chiudo:

[Da un mondo ideale non ci si sposta si cade
recupero parziale delle lingue marginali
tacete in tedesco
ha idee anti-scemite.

la poesia della pugnalata alle spalle
ha un'acidità allargata

Dimenticatevi in bagno
estremi della città ideale
eravamo io, la Betta e qualche crepa
la mia presunzione suicidò il timore del tuo rifiuto
quando avvenne lo inventai tutto da fuori
aggiungendo note scheletriche per insaporire
le tue trecce sono state tutto il mio mondo
la mia propaganda per i capitoli bui.]


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