Il poeta a Olbia nella recente edizione del Festival Ottobre in poesia |
Non è possibile, non ci credo!
Questa esclamazione rimane ferma in piedi tra le
mie tempie. Non si muove di un millimetro neanche quando scuoto la testa.
Secondo un recente studio i bambini da grandi
non vogliono più fare l’astronauta; il campione in esame indaga sui nostri
piccoli fino all’età di 10 anni.
Il loro sogno, o meglio il nuovo sogno, la più
grande ambizione è quella di essere cuochi.
Avete capito bene: stare ai fornelli, mettersi
un grembiule, condire pasta, tagliare aglio e cipolla, affettare pancetta,
preparare pasti per un grande a affermato ristorante d’alta cucina.
Bene, sono bambini cosa c’è di strano? I tempi
cambiano, la nuova tv incombe con tutti i programmi di intrattenimento per il
pubblico minore; è positivo che vengano stimolati in modo costruttivo (mi si
dice).
No, non ci siamo, mi sono perso.
Quando ero alle scuole elementari avevo dei
sogni o più romanticamente dei desideri, mi vedevo in una capsula spaziale tra
le stelle lungo sentieri mai visti da altri. Spesso immaginavo di comandare di
un’importante spedizione scientifica, pronto a esplorare i misteri della
natura, oppure di avere i tanto invocati superpoteri.
“Iagoman
sventa una rapina alla banca” che titolo da prima pagina.
Invece ora stanno uccidendo anche
l’immaginazione dei bambini, la forza trainante del futuro uomo sociale è
sempre stata la curiosità. Desiderare qualcosa che non si conosce ma si
percepisce, come in un valzer di veli che permette di vedere per poi nascondere
il movimento alla mente, fino all’imago
favolistico.
Lì, il cuore batteva e s’inalberava... infine la
calma del sorriso infantile, il ghigno ingenuo di possibile ascesa nel sogno
che si annullava e rigenerava. Questo è il vero atto rivoluzionario, la più
grande rivolta dopo quella francese, vuole i nostri figli privi di desiderio. Un
piano perfetto messo in opera con le margherite in mano.
Nessun genitore grida rifiuto, anzi contenti
della nuova tendenza, eccoli già pronti per abbellire l’albero del vicino
Natale, con mini pentolame vario, finti baffi, guanti rosa e cipolle vere.
Li sentite?
“sai
cara, mio figlio ha preparato un piatto di fettuccine ai funghi, ma che bravo
il mio bambino è un genio”- oppure
- “la mia nipotina ha fatto una torta
alle mele divina”.
Inevase restano le gesta fantastiche e le
prospettive di vittoria, seppur fugaci, inevitabilmente legate ad un’età presto
dimenticata ma appunto per questo unica come quei sogni rimasti cotti in
padella.
Ero
troppo piccolo
per
capire lo sforzo dei grandi
seriamente
impegnati a farci credere
nel
bacio delle fate
o
nella benevolenza d’una vecchia
in
volo sulla scopa.
Ora
sono troppo grande
per
accettare la musica dolciastra
dell’attesa
e
quando vedo l’elfo
uscire
da sotto l’albero
cambio
strada
adesso
che conosco
il
sapore della crescita.
Iago, nome d’acqua
Roberto Sannino, poeta. Nel 2006 vince il premio Fonopoli di Renato Zero, con
la lirica “Il biancospino”, che da il titolo alla sua prima silloge
edita. Seguono (editi da case editrici non a pagamento), Negativo a colori(2008), Delirium Tremens (2009), L’alibi perfetto (2010), Concerto per carta e
inchiostro e Fabian 2011. Preferisce portare la poesia verso le
persone, sceglie luoghi ed eventi popolari, nei quali scrive in presa diretta e
regala fogli d’inchiostro ai convenuti.Tiene corsi di
introduzione alla pratica poetica per circoli letterari, scuole e strutture
comunali. Organizza eventi letterari, ultimo in ordine di tempo “Colosseo e
altri luoghi” (presentazione del libro con inediti di Dario Bellezza). Di
prossima pubblicazione “ La
famiglia dello scalzo” opera in versi (Edizioni Seam).