SOGNI DI TREGUA
ISBN 978-88-6867-088-7, pp. 64,
prezzo di copertina € 9,00
Collana Le Zanzare N. 6, a cura di Andrea Garbin
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Una poesia civile, d'impegno quindi ma che non tralascia mai, anche nelle parole talvolta dure e\o amare, le ragioni dell'umano cuore ed è lì che diventa un canto ancor più doloroso e allo stesso tempo assume ritmi musicali ancora più intensi.
Nella collana diretta da Andrea Garbin, per le misteriose vie che percorrono i Poeti che hanno tanto da dire sulle proprie ferite, comuni a quelle di tanti perseguitati, per le Edizioni Gilgamesh - non poteva essere altrimenti - il risultato arriva e arriverà nelle menti e nei bisogni di chi quotidianamente svolge un lavoro di diffusione così raro, malgrado innumerevoli siano diventati i mezzi, sulla devastazione di terre e popoli senza stato e condizione, mentre ignaro l'occidente continua a sfruttarli e consumarli. Mi auguro che questa voce di Basir si diffonda e che anche la Poesia serva in qualche modo a fare conoscere situazioni quasi sempre sepolte nel nostro vivere quotidiano. (b.c.)
due "esempi" tratti dal libro
QUESTO MOMENTO MI APPARTIENE
Questo momento mi appartiene
per il peregrinaggio e lo sconforto
per tutto ciò che è stato e non è più
le orme dei miei piedi segnano il tracciato di molti
confini
da Kabul a Roma
da Tamerlano a Giulio Cesare
passando per terre che trasudano de Gobineau
questo momento mi appartiene
ed io lo regalo a mia madre
che per tutta la vita ha ricamato i suoi desideri
su scampoli di cotone
solo per permettere a mio padre
di soffiarcisi il naso
per le mie sorelle isolate dal mondo
e per i miei fratelli
che al posto dei libri
senza averne l’intenzione
hanno imbracciato i fucili
questo momento mi appartiene
ed io lo donerò alle lacrime e alle grida
affinché il riflesso e l’eco
sveglino i sordi e ridiano la vista ai ciechi
della mia città
Basir con il poeta Mohammad Sharif Saiidi al Festival Terre di Virgilio |
questo momento non mi appartiene più
è tempo di andare
tocca a me raccontare le acque vagabonde
del Mediterraneo
affinché le orme dei miei piedi divengano indelebili
HO SOGNATO LA FINE DELL’ESILIO
Ho sognato la fine dell’esilio
e con esso la stagione della rabbia
in quelle gelate terre montuose
a me così care
Ashterlai e Nili
indossavano i loro abiti bianchi
e i corpi tremavano per il freddo
Quando arriverà la stagione dei Panj Toghal13
sono sicuro:
tornerò nella terra d’Hazaristan
Sotto i raggi della luna piena
le ragazze del paese formavano un cerchio
e con un Chardapal14
riuscivano a predire il futuro
Quando il canto di distici funesti
echeggiava in tutto il paese
io ero ritornato in Hazaristan
ed ero in cerca di te
per ricongiungermi alla mia essenza
e alla gente delle montangne
dai volti più tristi
dei Buddha di Bamiyan
che tremanti con le mani rivolte al cielo
pregavano per il passaggio indenne del Se Toghal*
le valanghe del furioso inverno
E ritornavo
per trovare la mia parte mancante
e con essa la Gul Andam dei miei sogni
come quando di notte
nella primavera della mia infanzia
cercavo le tue gote
nel riflesso dell’acqua
Il Chardapal continuava a predire il futuro
e il riflesso delle tue gote di melograno
era ancora visibile sullo specchio dell’acqua
e i palpiti del tuo cuore
Basir al con la cantante Elaha Soroor al Festival Terre di Virgilio |
mi distruggevano
si mescolavano alla melodia del Dambura
Sotto la luna piena
per un attimo rigettati
nel nostro mondo d’infanzia
tra l’amore e la semplicità
vicino al vecchio stagno d’acqua calda
ogni cosa brillava
alla luce dei tuoi fulvi capelli
Come se ogni cosa fosse tornata al suo posto
e io impazzivo
ebbro di una gioia insperata
quando infine i nostri menti si avvicinarono
e la tua mano destra toccò il mio collo
ero finalmente ritornato
per dissolvermi in te
15 Fine dell’inverno.
Biografia dell’autore:
Basir Ahang è poeta, giornalista
e attivista per i diritti umani nato a Ghazni, in Afghanistan, nel 1984.
Laureato all’Università di Kabul in Storia e Letteratura persiana con una tesi
sulla poesia contemporanea dell’Afghanistan, ha iniziato la sua carriera
scrivendo per diversi giornali locali, fondando e lavorando come produttore
radiofonico per Radio Malistan e per molti altri mezzi di comunicazione locali
a Kabul. Nel 2006, mentre si trovava in Afghanistan, iniziò a collaborare
con un giornalista del quotidiano
La Repubblica. In quel periodo, il giornalista e fotografo, Gabriele Torsello venne
rapito dai Talebani nella provincia di Helmand.
Durante la presentazione a Mantova (22.5.15) de "Le zanzare"con Andrea Garbin |
Nel 2008 ha ottenuto lo status
di rifugiato politico in Italia dove tuttora studia e lavora. Nel 2009 e 2010 ha viaggiato in Grecia
con l’obiettivo di documentare la tragica situazione dei rifugiati. Il
resoconto di questi viaggi è stato raccontato nel suo documentario La Voce di
Patrasso e nella pubblicazione di molti articoli su siti online tra i quali
Kabulpress.org, del quale è responsabile per la parte relativa ai diritti
umani. Da anni si occupa di diversi progetti volti a richiamare l’attenzione
sulla situazione del suo popolo e
soprattutto degli Hazara, il terzo maggiore gruppo etnico in Afghanistan.
A questo fine ha fondato assieme
al giornalista Kamran Mir Hazar il sito www.hazarapeople.com. Quest’etnia è
infatti da tempo immemorabile oggetto di discriminazioni e tentativi di pulizia
etnica in Afghanistan e Pakistan. Basir ha anche collaborato con UHNCR (Agenzia
della Nazioni Unite per i rifugiati). Tra i siti che hanno pubblicato i suoi
articoli vanno annoverati Kabulpress, “BBC” Persian, Deutsche Welle, Al
Jazeera, Radio Zamaneh e Frontiere News. In qualità di giornalista e attivista
per i diritti umani Basir è stato inoltre candidato al premio Images and Voices
of Hope’s 2014 negli Stati Uniti. Basir si occupa anche di poesia e di cinema.
Ha recitato nel cortometraggio
del regista Hazara Amin Wahidi L’ospite vincitore del premio Città di Venezia 2014. In veste di
giornalista ha invece preso parte al documentario dei registi Razi e Soheila
Mohebi “Afghanistan 2014” .
Questa è la sua prima pubblicazione in italiano.