Nota alle note, prefazioni, recensioni


Sembra proprio che chi scriva per recensire, presentare, annotare un libro, in special modo di poesia tenti coi mezzi che possiede di fare in modo che il lettore non debba leggere il testo in questione e men che mai acquistarlo.
Chi scrive non si cura del lettore, probabilmente, ma di far 'bella figura' con buona cultura dinnanzi all'Autore.
Non avevo alcuna difficoltà e non ne ho tuttora nella gran parte dei libri pubblicati dagli Editori maggiori nel leggere i risvolti, le prefazioni, i retro copertina perché essi ben sanno che una presentazione chiara ed efficace può spingere il lettore all'acquisto del testo.

Se già è incomprensibile leggere il commento o la nota e si deve ricorrere all'uso del dizionario, sarà naturalmente dannoso per il libro stesso.
Leggo dei testi scorrevoli, ricchi di emozioni che a volte non lasciano alcun dubbio sulla qualità del testo presentati da parole macigno, spesso inutili, inservibili che portano lontano dall'opera e al limite estremo della sopportazione.

Anche vero è che molti si rifiutano, quando comprano un libro, di leggere intro, post o risvolti, aprendolo a caso sulle parole dell'Autore.
Oggi diventa indispensabile, vista la crisi (cronica) del libro, che le centinaia di blogger, poeti, critici usassero quel sistema antico dell'uso di termini a tutti comprensibili, evitando tortuosi giri e frasi che, oltre a riempire pagine, respingono anziché spingere il lettore all'acquisto.

Che questo linguaggio astruso, contorto, spesso desueto, lo usi la politica è chiaro da tempo: meglio un popolo che non capisca sparandogli frasi inutili e incomprensibili facendo credere di essere qualche gradino più in alto e quindi governare.
Che lo si usi per i libri invece credo sia un danno. Oltre ad evitare (lo ha fatto Mondadori da quando è di proprietà di Berlusconi) di mettere fascette con scritto il "nuovo Salinger" e, in1984 di Orwel scrivendo addirittura. "La storia del Grande Fratello".
Certo questo è senz'altro un lavoro sporco, anche se punta allo scopo, ma lo è altrettanto quanto scrivo che per giunta ottiene l'effetto contrario: non leggete assolutamente questo libro!

Concludo ricordando che molti amano i versi di Lorca, Neruda, Machado, Salinas, Hikmet, Verlaine, Pessoa, Bellezza, Benedetti, Merini, Prevert ecc. solo per citare alcuni fra i moderni. E allora? Vorrei ribadire che essere semplici non vuol dire necessariamente banalità, quello che sovente capita è esattamente il contrario.