Naim Araidi: Un Poeta unico, un amico raro, un insegnante illuminato

“Vincerò, sono forte” queste le ultime righe scritte in inglese come era solito fare a Stefania Battistella, ho comunicato sempre con Naim Araidi grazie al suo aiuto. Lui dell’italiano sapeva caffè, sigaretta, ciao. Io capivo solo Jalla: andiamo.
Eppure l’abbiamo tradotto dall’arabo, aiutati dalla mia omonima Debora Costa e poi dall’inglese, francese e le ultime dal greco. Testardi così, forse sbagliando, mal interpretando o forse dando alla sua poesia quella lingua che amava più di tante altre.Sarò forte, ce la farò: così abbiamo atteso il giorno che sarebbe dovuto arrivare per ritirare il premio alla Carriera a Moniga del Garda. Ci teneva e, date le condizioni incerte, l’avrebbe accompagnato la figlia Balkis Naim Araidy.
a Maghar sulla vecchia mercedes di Naim
(foto: Stefania Battistella) 
Con lei abbiamo seguito e sentito la disperazione, sentendosi perduta e indifesa davanti al male del padre. Tenera, dolce, appartata, collaborava col padre alla realizzazione del Festival. Ritengo che per lei sia una tragedia che non supererà facilmente anche se ci auguriamo invece che possa seguire e proseguire il lavoro del padre.
Sono anche certo, e lo confermano gli ultimi scritti su facebook, che lo spostamento del “Suo” Nissan Festival (פסטיבל ניסן) in Ottobre anziché in primavera veniva determinato dalle difficoltà anche dei politici israeliani che lo combattevano ancora di più negli ultimi anni, man mano che la sua notorietà, malgrado l’umiltà, sostenuta da una ferrea volontà, cresceva. Si sa che potere e cultura non vanno d’accordo e Naim da sempre ha considerato la conoscenza e la scienza fondamentali per il progresso di un popolo. Il suo doppio essere arabo e allo stesso tempo israeliano lo poneva in conflitto sia con gli uni che con gli altri.
L’appoggiarsi di continuo all’Olocausto degli uni e la lentezza degli altri l’inutilità dell’Occidente mai impostosi per risolvere veramente qualcuno dei problemi. Gli stessi palestinesi divisi fra loro e milioni di dollari di contributi che si trasformano in armi di difesa\offesa. Lasciando ormai anche il ricco stato di Israele in difficoltà economica. Naim ha insegnato nelle scuole e nelle università ma ha contribuito all’istruzione soprattutto con un lavoro costante nel suo villaggio (arabo, con prevalenza Drusi), sempre presente nei suoi versi più intensi.
in Norvegia
Anche se sono certo in molti vorranno come me e Stefania mantenere viva la sua memoria attraverso la poesia. Senza alcun contributo economico siamo riusciti ad averlo con noi a Brescia come a Castellammare, a Roma come ad Aprilia e, ancora Anzio, Verona, Mantova. In breve tutti, dico tutti gli amici che amano la poesia hanno amato Naim e hanno fatto in modo ogni volta che Naim tornasse aiutandoci. Sostenendoci soprattutto comprando il suo “Canzoni di Galilea”. Ancora una volta devo ripetere che non conosco l’inglese, figurarsi l’arabo ma con Naim il linguaggio è stato sempre quello del corpo: occhi, mani, braccia e “sigaretta? caffé? per tutto il resto, tecnicamente riuscito c’è stata Stefania cui anche stasera la figlia ha scritto, comunicandosi il grande dolore che d’improvviso è precipitato su di noi e sui tanti che lo hanno amato.
Da oggi, due ottobre, da questa mattina quando per primo mi ha comunicata la notizia Rimon Van Mousa, un cugino che ha studiato in Italia, parte di me è scomparsa, sparita con lui o, ancora più sinceramente non faccio che pensare a quanti incontri in pochi anni e quanta energia sono riuscito a ritrovare, non solo riuscendo a pubblicarlo ma a proporlo a molte scolaresche con l’aiuto di alcuni insegnanti fra questi Marcella Testa e Igor Costanzo per i licei e Franca Palmieri per le scuole medie. E quant’altro potevamo ancora fare.
Delle parole pronunciate durante il funerale (avvenuto il 2 ottobre alle ore 10 - ora locale - a Maghar, riporto queste: "Abbiamo perso un pioniere della scienza e della letteratura che ha avuto un ruolo di primo piano nei festival di poesia, il suo insegnamento rimarrà un modello per la società". Uomo di profonda cultura, conosceva a fondo i classici latini e greci, la filosofia (integrante nella cultura drusa), la musica classica, sinfonica e leggera. Prediligendo Mozart, Beethoven, ma amava in special modo Leonard Cohen (che ha avuto la gioia di incontrare in Norvegia) e Maria Callas. Uomo di pace e tolleranza al pari di Amos Oz e di David Grossman ha nutrito un amore particolare per il poeta e scrittore palestinese Mahmoud Darwish.
Si dice e anche lui lo ha scritto che i Poeti non muoiono mai. Sarà vero ma, in molti casi come questo è dura da sopportare.
beppe costa