Quando la Poesia sopravvive al
Poeta
Non è una lettera questa che ti
scrivo, né un racconto su un uomo noto a tanti nell’ambiente della poesia, né
un articolo che, mi è stato chiesto di scrivere entro il 24 di ottobre.
No, anzi, perché un articolo è
un attenersi a riportare i fatti, limitarsi a raccontarli senza però
commentarli, e se dicessi che questo è un articolo sarei disonesta, perché la
mia intenzione non è limitarmi a un resoconto freddo e impersonale, perciò sono
troppo coinvolta, nel parlare di te, in un luogo e in uno spazio con penna alla
mano e carta bianca, tutta da riempire.
Uno spazio metaforicamente
indefinito, dato che ogni rapporto vi si colloca, e questo appunto non sarà un
normale reportage, ma il breve estratto di un rapporto cui il tempo di maturare
è stato negato, già, perché non ho potuto conoscerti da vicino, ma ho sentito
da subito, attraverso quello che scrivi, che tipo di persona sei. Prima di
tutto una persona per bene, semplice, e autentica.
Un’amica ultimamente, in due
diverse occasioni nello stesso periodo mi fa:
- Se ne vanno senza chiederci niente,
e noi dobbiamo lasciarli andare –
Niente di più vero.
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Laura Quinzi |
Questo è il tipo di amore cui
dovremmo aspirare, un amore che va oltre il dolore personale per la perdita di
una persona cara, privo della pretesa egoistica di averli vicini per sempre, ma
noi che siamo esseri “finiti” non ne siamo capaci, se non con il senno di poi.
È in questo luogo fisico che
cerco di dirti e dire agli altri quello che provo e che penso di te, e voglio
farlo anche con te caro amico.
Un mese e mezzo fa circa,
chiamando un amico in comune e anche fratello tuo, dato il grande affetto che
vi ha tenuti uniti per anni, gli chiedevo - Come stai? Ti sento stanco, non
voglio essere indiscreta ma vedo che non stai bene,
- e lui - Sto passando un
brutto momento, ho un amico che sta male, un grande dispiacere. –
Che stupida a non aver chiesto
di più, mannaggia alla buona educazione!
Già, ma a saperlo prima che
parlava di te Naim, cosa avrei potuto fare? Forse convincerti a restare ancora
con noi? O forse la danza della pioggia per distrarre la morte? Ma quella è più
furba di me e di te messi insieme.
Molti ti avevano conosciuto al
Simposio di Giuliana Bellorini, ricordi? Ma sì che lo ricordi!
Come potresti dimenticare quel
pomeriggio meraviglioso a raccontarci di te, e noi ad ascoltarti ipnotizzati
dai tuoi modi sinceri nel dire come stavano le cose, mentre ci parlavi della
tua terra, quella che ti ha visto nascere e quella ereditata da tua madre, che
amavi in egual modo, due in una.
Mentre parlavi della tua
famiglia, della poesia, della tua infanzia, della tua professione. Che meraviglia
ci hai procurato nel racconto della tua Galilea.
E nemmeno io posso dimenticare quanto
mi hai dato in quell’unica occasione in cui ci siamo incontrati, in cui ti sei
rivelato a me, un uomo fragile, perché chi ama, lo diventa.
Quanta verità storica usciva
dalle pieghe della tua bocca, amareggiata per quel conflitto di sangue che sta
distruggendo i Paesi che tanto ami, Palestina e Israele.
Da subito ho percepito la
dedizione profonda per il lavoro che svolgevi, con l’amore caricato in spalla,
e tra le mani la fiducia incrollabile che la pace fosse possibile. Poi nel ’99 hai
ideato e fondato il “Nissan Poetry Festival”, un evento che riunisce poeti da
ogni parte del mondo, perché si crei un legame fra le diverse realtà religiose culturali
e politiche.
Nessuno ci aveva pensato. Che
bellissima idea hai avuto. Che ancora oggi vive
Un raduno che parla di pace e
giustizia, di libertà e diritti per ogni popolo, amore per la verità e la
dignità dell’essere umano, l’amore che dovrebbe trasparire dalla vita di quanti
ne parlano tanto.
Ecco, è questo a mio avviso che
dovrebbe comunicare chi scrive e fa poesia, e chi si spende con tante parole
scritte, che diventino parole vive, e non cosa morta.
Caro Naim, vedi? Come non dire
di te? Come non lasciarmi trasportare da quel sentimento di affetto sincero che
provochi in chi ti ascolta? E io ti ho ascoltato, e lo faccio ancora.
Ma questa è una altra storia,
qui stiamo dicendo che te ne sei andato, che ci hai privati senza volerlo della
tua persona fisica, della tua voce, eri occhi attenti e scuri.
Sto dicendo Naim, che mi
manchi, si, manchi alla mia socialità, al mio quotidiano vivere, a quello
scambio di alcune parole ogni tanto sui social.
Tu che eri una piccola
certezza, una delle poche nella mia vita, una di quelle su cui si può contare
sempre, sapendo che il mondo è popolato anche da persone di cuore come te, un
uomo, un Poeta, e lo scrivo maiuscolo perché così è, questo sei.
Dico grande per il comunicare
con umiltà l’essere tuo Poeta che sa parlare a tutti, una voce che si lascia
raggiungere e non si nega mai, che ascolta e risponde, con la calma e la
mitezza del cuore che ti rendono straordinario. Voce che mi piace sentire nel
suono della tua pronuncia.
Ci hai raccontato che quando
eri Ambasciatore in Israele, ti sei dimesso perché non condividevi la loro
politica, perché eri scomodo, una voce fuori dal coro, e hai fatto scelte che
appagassero il tuo spiccato amore per la umanità, e per la cultura. E sei
tornato a fare il professore di arte e letteratura
Eri un sant’uomo Naim?
No, un uomo semplice, che
simile a un gesù moderno, scendevi nel cuore della gente istillando gocce di
piccoli miracoli poetici, in un deserto di menti e cuori inariditi, come la
vita ne è piena, ma fatta anche di persone che apprezzano e amano la letteratura
l’arte e la poesia.
E qua si rafforza l’idea e la
certezza che la poesia salva la vita.
Una Poesia la tua che guarisce,
che fa bene all’anima di chi l’ascolta e la beve a piccoli sorsi.
Eri un religioso?
No, anzi, tu le religioni non
le amavi, così intrise di fanatismo bigotto, fondamentaliste, paraventi per
l’ipocrisia, atte alla conquista di spazi e territori in nome di un dio vanaglorioso
che punisce e si vendica, oramai la verità è sotto gli occhi di tutti, la
religione anestetizza la coscienza.
Religioni omofobe, volte a
perpetrare violenza e dipendenza psicologica, ma, a detta del mondo occidentale
“più civili” di altre, non sanguinose per fortuna, ma non meno distruttive e
schiavizzanti, che creano pregiudizi e ignorano il rispetto delle diversità.
La tua era una fede pulita,
fiducia in dio, oltre la religione.
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con Giuliana Bellorini, ospite esemplare |
Chi eri tu Naim? Uno che ci ha
creduto, che ha sempre svolto il suo lavoro con amore, nella professione che
più ti si addiceva, più incline alle tue aspirazioni dicevi, in quel delicato
compito di insegnare ai ragazzi, e nell’ambito di un progetto appoggiato dai
Comuni e dalle istituzioni scolastiche, per dire a questi giovani che ci sono
sensibilità altre, come il valore della cultura, l’importanza di leggere i
libri, della poesia.
Può darsi caro Naim che questa
tua sfida produca futuri poeti e poetesse, chissà, o al più lettori e cultori
della poesia. Penso che da adulti si ricorderanno di te, e magari alcuni di
loro porteranno avanti quei valori che gli hai trasmesso.
Oggi quelli che ti hanno
conosciuto molto meglio e più a lungo di me, potranno raccontare in modo più
profondo, di te persona.
Grazie per essere entrato anche
se per poco nella mia vita, grazie per quella certezza che nonostante l’assenza
materiale, ritrovo nelle tue opere poetiche. Sono sicura
che altri continueranno il tuo lavoro.
Grazie perché, anche se ti ho
visto una sola volta, ti ho conosciuto per sempre, e di questo sono onorata e
felice. Mi piace adesso immaginarti “sulla riva del tuo Lago di Galilea,
appoggiato alla quercia, mentre lo sguardo scuro si perde tra i riflessi dorati
di un paio d’ali che tu stesso hai disegnato per volare”.
Laura Quinzi
Dopo quello del Galeter di Montichiari del Movimento dal Sottosuolo del 17 ottobre, domenica 25 si è svolto un altro degli incontri organizzati dagli amici che Naim Araidi ha conosciuto nei suoi tanti viaggi italiani. Questa volta siamo vicino Anzio, ospiti dell'amica Giuliana Bellorini, della sua casa d'amore e di poesia, dove il grande Poeta era già stato nel gennaio di questo stesso anno.
Riporto uno dei brani letti in questa occasione, senza aggiungere se non questa breve nota.
Hanno anche letto poesie di Naim Iago, Franca Palmieri e altri mentre Fiore Leveque è intervenuto con proprie poesie e brani musicali.
Il prossimo 15 novembre un altro incontro, questa volta a Roma, sempre in una casa d'amore e di poesia dell'amica Maddalena Saitta. Le foto della serata sono di Rosario Napoli e Paola Leoncini.