Salvo con tappo di cemento al culo, di Iago

Quante trappole

Foto: Marco Cinque
Oltre alle buche del manto stradale, variamente camuffate, esistono quelle degli atteggiamenti, che non possono essere riparate, agiscono da millenni.
Ora sono solo più “gentili”, hanno studiato maturando una certa consapevolezza genetica.
Arduo compito è evitarle, internet ne amplifica l’efficacia. Come possiamo individuarle prima del tonfo?
Una possibilità ce la offre il senso critico, esaminare la scena con noi dentro senza dare a noi stessi il ruolo di registi, o in parole senza un euro, finirla di sentirci protagonisti e indispensabili per il suo allestimento. Studiare l’epilogo partendo dal prologo rifiutando il riassunto che scarta particolari fondamentali.
Beh, che ci vuole! dice facebook in coro; se viviamo in un’epoca di anaffettivi, che è peggio dell’indifferenza, la cosa risulta dannatamente complicata. 
Non provare affetto. Non avere cura. 
Abbiamo perso, forse è più corretto dire abbiamo barattato, il senso critico con l’organizzazione. Crediamo di decidere e invece ci “decidono”.
File più o meno ordinate di comandanti seguono una gerarchia in cui nessuno è completamente libero e nessuno è completamente schiavo.
Una sorta di medioevo in 3d dove il tempo non offre tempo e l’idea giovane non viene incentivata.
Le poche ore domenicali le prende Checco, mente geniale asservita al potere (e lui lo ammette). Divertente, ma che spreco!
Buon per lui, non sono invidioso delle scopate degli altri, fa bene quel che fa, prende finché può.
Questo è il messaggio che diamo ai giovani: arraffa come puoi, tanto la vita è una merda, la tradizione lasciala ai vecchi in processione.
È inutile poi dispiacersi dell’Isis, della mafia, dell’inquinamento, quando ci vengono confezionati a mestiere, pronti per essere assaggiati e rimessi in frigo.
Non funziona così, io non sono migliore di voi, ma tra i mille difetti ho un pregio; ho messo un tappo di cemento al culo. Ora sì che sono salvo. 
Foto: Marco Cinque

Salvezza 

Mentire per onore non esiste.

Vi hanno mai detto
che per correre bisogna star fermi?

Oggi è il settimo giorno di malattia
presto passerà, per una settimana non sono stato
nella trincea di plastica.

Niente “mi piace” e neanche effimere condivisioni.

Sotto metri di coperte ho posto il mio cuore
salvo fino alla prossima guarigione.