Basir, foto: Rosario Napoli |
Nei giorni di viaggi di Basir, fra Castellammare di Stabia, Scafati, Anzio e Roma, seguito dagli affetti e dall'ospitalità di chi l'ha voluto vicino anche con la voce, oltreché con le poesie, molte sono state le domande sia degli alunni del liceo di Scafati, (incontro organizzato dalle infaticabili Marcella Testa e Liliana Arena) che dal pubblico del Circolo Nautico di Castellammare.
Il giorno successivo in corsa verso quegli amici sempre più calorosi del Simposio e qui mi fermo, con due testimonianze di Laura e di Iago
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(b.c.)
Ecco, in
Italia siamo abituati a sentire raccontare la guerra dai nonni, dai genitori
anziani, dai nostri parenti, e mi fa strano sentirne parlare invece, da un
giovane come Basir Ahang, che poco più che trentenne narra, attraverso la sua
poetica intensa, e consapevole della criticità/denuncia che questa comporta,
della triste sua esistenza di bambino che ha visto gli orrori di una guerra non
voluta, di un giovane uomo oggi, costretto ad abbandonare la sua Terra per
sfuggire alla morte.
Come mi
sentirei al suo posto? mi sono chiesta, e non ho trovato risposta adatta. Credo
sia difficile immaginare cosa si provi, perciò ho ascoltato le sue parole. Mi
fa strano guardarlo negli occhi e scorgere la tristezza di chi ha visto
scorrere il sangue del vicino di casa che lo aveva cresciuto aiutato e
protetto, accanto al suo corpo di bambino vivo. Mi fa strano vedere quanto
profondo il senso della morte e della sofferenza nascoste o rivelate nella
Poesia che Egli scrive. Lo voglio ringraziare, per la sua opera scritta con
amore, ancora una volta per la propria Terra martoriata, come anche Altri prima
di lui, che sappiamo, hanno scritto. Mi fa strano percepire nel tremito della
voce, la sofferenza per non poter essere nel suo Paese in guerra,
l'Afghanistan, invaso dai mercenari, a fior di quattrini in missione di
"pace".
Questo credono
di credere, questa grande menzogna raccontano a se stessi alle loro famiglie e
a quelli che la verità non la vogliono sentire, preferendo sentirsi nel giusto,
ma noi sappiamo che non è la verità! Grazie agli Stati europei e americani,
molti Paesi sono perennemente bombardati e la gente viene ammazzata ogni
giorno, ogni minuto è il macello umano delle loro mani insanguinate, tutto come
fosse una cosa normale.
Complimenti ai Governi guerrafondai che speculano e
guadagnano intrattenendo rapporti economici e finanziari, alleanze subdole,
false amicizie per interessi economici che spesso ignoriamo, col beneplacito
persino dell'ONU, con la produzione di armi che vendono al miglior offerente.
Io mi voglio indignare ancora una volta oggi, e per il resto dei miei giorni,
finché avrò respiro, sarò dalla parte di tutti i Basir che vivono le atrocità
della guerra, e sono costretti a rifugiarsi in altri Paesi per non morire
ammazzati, sentendomi anche io una "esiliata". Si perché ci si può
sentire stranieri anche in Patria!
Grazie per la tua Poesia Basir, e scusami se ad essa ho dedicato poco spazio in
questo poco spazio, ma è difficile per me, trovare le parole per dire cosa ho
provato davanti ad essa, così bella e delicata, commovente, che penso, resterà
viva nelle ferite della tua anima.
Laura Quinzi
da sinistra: Iago, Basir, Rosario, Beppe, Laura, Stefania e Dona gli 'amici' del Simposio, ospiti di Giuliana Bellorin |
La torta
Gesti ripetuti ogni volta unici
ammaestrati dalla passione
raffinati nella cura.
Farina, uova, zucchero e lievito
ingredienti ricchi anche se costano poco
coscienze curiose nelle mani di una madre
che unisce desiderio a sofferenza.
Dopo l’impasto è il turno del forno
con la donna seduta a scaldarsi le ossa.
Sorrisi donati, piccoli piaceri
sottratti alla moda svogliata
che ricama memorie per renderle assenti.
La bellezza risiede
nello straccio portato con dignità,
tu che vieni da lontano la sai
tu che subisci la frode lo vedi
quando assaggerai il dolce
scoprirai il gusto materno dell’abbraccio italiano.
Iago